
Intervista al dott. Abbate Gian Piero, fisico e teologo
Che cosa è l’uranio impoverito?
Con il termine uranio impoverito s’intendono due composti abbastanza diversi tra loro.
In natura troviamo raramente dell’uranio altamente radioattivo, detto U235, mentre è molto diffuso l’uranio U238, poco radioattivo.
Normalmente solo lo 0,7 % è U235, mentre il 99,3 % è U238.
Ma nelle centrali nucleari e per costruire ordigni bellici serve uranio altamente radioattivo, quindi l’uranio naturale viene artificialmente trattato per farlo trasformare in U235; in questo modo si ottiene l’uranio arricchito.
Questo uranio viene raffinato, estraendo tutto l’ U235 possibile, e quello che resta si chiama uranio impoverito.
In questo caso dalle industrie di produzione di combustibile d’uranio si ottiene uno scarto quasi totalmente composto da U238; non è però questo l’uranio impoverito usato nei proiettili.
Le centrali nucleari ricevono l’U235 e lo sfruttano, finché possono; quando la reazione a catena viene interrotta, per cambiare uranio, quello sfruttato, che è paragonabile ad un rifiuto come la cenere in una stufa a legna, viene detto ancora uranio impoverito.
Questo è quello usato nei proiettili.
Però questo uranio contiene molte cose in più rispetto a prima: prevalentemente sarà sempre fatto da U238, ma si troverà ancora dell’ U235 assieme a tracce di Plutonio e di altri composti formatesi durante la combustione nucleare.
Quanto costa l’uranio impoverito?
Essendo un materiale di risulta, e per giunta radioattivo, l’uranio impoverito rappresenta un costo per le centrali nucleari, che non sanno come fare a smaltirlo.
Quindi questo materiale non vale nulla, anzi le aziende che lo producono come scarto sono disposte a pagare chiunque voglia andare a prenderselo.
Quanto uranio impoverito esiste oggi?
Da fonti autorevoli è stato calcolato che in questi pochi anni di funzionamento delle centrali nucleari abbiamo già accumulato oltre un chilo a testa di uranio impoverito, che nessuno sa come smaltire.
Si tratta di 6 milioni di tonnellate di uranio, prevalentemente depositato nei paesi dell’Est, ma anche l’Unione Europea ha la sua parte, oltre 300.000 tonnellate.
Questo uranio è conservato come esafloruro, gassoso, in bidoni spesso lasciati all’aria aperta.
Per quanto tempo dura la radioattività?
La vita di un materiale radioattivo cambia in funzione della sua composizione.
In fisica si usa stabilire il tempo che un materiale radioattivo impiega per dimezzare la sua radioattività: per l’uranio impoverito questo tempo è circa 4,5 miliardi di anni.
Perché si usa l’uranio impoverito nei proiettili?
L’uranio impoverito è un metallo duttile e malleabile, che si ossida facilmente, e che presenta due caratteristiche molto interessanti per gl’impieghi militari, oltre a non costare nulla:
1- la sua densità è molto elevata, quindi a parità d’ingombro risulta molto più pesante di altre leghe;
2- quando si scontra con altri metalli, come l’acciaio delle corazze dei carri armati, si arroventa immediatamente, come la testa di uno zolfanello, e si squama progressivamente, trasformando la parte superficiale in polvere finissima.
Da quanto detto deriva che un proiettile la cui ogiva è in uranio impoverito, rispetto ad uno tradizionale, avrà molta più capacità di penetrazione, perforando anche ampie lastre di acciaio, ed inoltre provocherà, una volta entrato, un incendio, che potrà inoltre far esplodere la carica stivata nel retro del proiettile.
In questo modo si ottiene un ordigno anticarro o antibunker senza paragoni quanto ad efficacia.
Che danni all’uomo provoca l’uranio impoverito?
Essendo la radioattività molto bassa, ed essendo le radiazioni principalmente di tipo alfa, sino a ché l’uranio resta all’esterno del corpo umano non risulta particolarmente nocivo.
Per fermare queste radiazioni basta un pezzo di cartone, o uno strato di celle morte, o gli stessi indumenti.
Al contrario, se l’uranio riesce a penetrare nel corpo umano, la sua nocività è molto elevata: questa polverina, formata da particelle cento volte più piccole di un normale granello di sabbia, si fissa nelle ossa, in particolare lungo la colonna, e bombarda il midollo e le aree circostanti.
Qualora la dose sia elevata, il che può accadere solo raramente, si può arrivare anche a tumori o leucemie, ma normalmente il danno più diffuso sono delle continue mutazioni genetiche.
L’esito di tali mutazioni non è detto che sia immediatamente riscontrabile in coloro che hanno assorbito l’uranio, almeno senza particolari analisi, ma è più facile che si renda visibile nelle generazioni successive.
Come ci si può proteggere?
Come detto il problema si risolve evitando che l’uranio entri nell’organismo.
Questo può entrare in circolo o attraverso le vie respiratorie o attraverso la bocca, sotto forma di bevande, cibo o contatto con corpi contaminati, quali le stesse mani.
Quindi bisognerebbe essere dotati di opportune tute e maschere protettive, non toccare i proiettili, loro frammenti o loro bersagli colpiti, bisognerebbe evitare di sollevare la polvere, di accendere fuochi, bisognerebbe lavarsi le mani spesso ed essere sempre certi della qualità delle bevande e dei cibi ingeriti.
Quanto si può diffondere l’uranio impoverito?
Nel 1979 la National Lead Industries di Colonie (NY), costruttrice di pallottole ad uranio impoverito, che rilasciava nell’aria involontariamente della polvere di uranio durante il suo processo di fabbricazione, ha riempito 16 filtri d’aria del Knolls Atomic Power Lab. di Schenectady, che ha fatto causa per danni, a circa 45 Km di distanza.
Tutto questo senza che vi fossero esplosioni o incendi.
Si è calcolato che in pianura e in presenza di vento, a seguito di un incendio tipo quelli normalmente verificati quando viene colpito un carro, la propagazione può estendersi sino a 1.000 Km dal luogo di origine.
Come si può decontaminare l’aree colpite?
La decontaminazione è impossibile, per ragioni di costo.
Lo stabilimento della Starmet a Concord, nel Massachusetts, che faceva penetratori a uranio impoverito, per un incidente contaminò il suolo circostante e anche l’acqua.
Nell’ottobre 1997 iniziò un programma di decontaminazione di un territorio abbastanza limitato, con un preventivo di spesa di circa 6,5 milioni di dollari.
Ben presto ci si rese conto che la spesa sarebbe stata molto più elevata, quindi il programma venne abbandonato.