Perché indagare sulla vita di Gesù
Recuperare il linguaggio ebraico e interpretare correttamente le parole di Gesù
Interpretare gli eventi narrati nei Vangeli, negli Atti e nelle Lettere
Gesù risorto continua a comportarsi come un ebreo: ne teniamo conto nelle nostre aspettative rispetto al suo ritorno sulla Terra? O ci aspettiamo un Gesù europeo o italiano?
Differenza tra Gesù e il Cristo
Gesù è un uomo vissuto 2000 anni fa, che è risorto come primizia della nostra risurrezione. Questo uomo è stato compenetrato dal Cristo. Grazie a questa esperienza, Gesù ha interrotto il suo ciclo delle incarnazioni, che è tipico di tutti gli uomini, ascendendo in Cielo con il suo corpo, e potendo quindi tornare sulla Terra, in questi 2000 anni, ogni volta che fosse necessario. Gesù tornerà però “nella gloria” solo nel giorno del giudizio.
Cristo è una delle tre persone della Trinità, è il Logos, quindi è Dio (Gv. 1,1). Cristo ha compenetrato diversi uomini nella storia, in molteplici luoghi e diverse ere. In Gesù ha trovato la sua massima manifestazione, il che ha permesso l’esperienza della risurrezione di Gesù.
Fede e religione
La Fede è un dono personale
Studiare e analizzare storicamente non mette in crisi la Fede
Vanno in crisi coloro che hanno costruito la fede su dogmi non compresi
La Fede non è fatta di certezze, altrimenti diventa fanatismo e settarismo
Aprire il cuore e il cervello, mantenendoli in bilanciamento
Obiettivi di questo scritto
Smontare alcune sicurezze, con prove storiche
Aprire molti interrogativi
Scoprire e capire altri punti di vista sulla vita di Gesù
Mettere le basi per usa seria riflessione sul personaggio storico, più volte bistrattato
Riflettere sul Gesù risorto
La società ebraica ai tempi di Gesù
Due grandi gruppi (partiti) in contrasto: Farisei e Sadducei
Farisei (vuol dire “separati”, cioè santi): gruppo minoritario (6.000), progressista, vicino al popolo, legati agli scribi, legati alla Legge e alla sua stretta osservanza, Legge sia scritta che orale, credevano nell’immortalità e nel giudizio dopo la morte, credevano agli angeli e ai diavoli, credevano alla predestinazione bilanciata dal libero arbitrio (la storia è nelle mani di Dio che usa noi per costruirla),
Sadducei: conservatori, elitari, aristocratici, aperti all’ellenismo (snob), rifiutavano la Legge orale, non credevano all’immortalità dell’anima, non credevano agli angeli e ai diavoli, né alla resurrezione, non credevano alla predestinazione (la storia è tutta nelle mani dell’uomo),
Altri gruppi esistenti:
Scribi: gli Scribi erano gli uomini dedicati allo studio, all’interpretazione, alla conservazione e all’insegnamento della legge, sacerdoti o laici, Sadducei o Farisei; ma essendo per lo più al tempo di Gesù dei laici, seguivano quasi tutti le dottrine farisaiche.
Zeloti (vuol dire “Zelanti nelle buone imprese”): movimento religioso-politico giudaico, attivo in età romana. Lo “zelo” per la legge ebraica li conduceva a un acceso nazionalismo, spingendoli alla ribellione armata. Ebbero un ruolo importante nella rivolta antiromana del 70 d.C. (Caduta di Gerusalemme), dove avevano occupato il tempio; si rifugiarono a Masada, ove, pur di non arrendersi, si suicidarono in massa. Erano detti anche “Sicari”, termine derivato da “sica”, un piccolo pugnale a lama curva prediletto dagli Zeloti per gli omicidi politici.
Mentre Sadducei e Farisei si contendevano il potere, un piccolo gruppo vicino ai Farisei si staccò (150 a.C.) e si ritirò nel deserto: gli Esseni.
Possono essere considerati una vera e propria setta, essendo staccati dal popolo, ma li conosciamo oggi grazie ai rotoli di Qumran (1947-56).
Esseni: si ritirano nel deserto lungo il Mar Morto circa nel 150 a.C., di ogni ceto sociale, dal DNA sappiamo che quelli di Qumran erano tutti della tribù di Levi, quindi della tribù sacerdotale, dovevano saper leggere e scrivere, quindi per entrare in comunità bisognava studiare (vedi Benedettini e Gesuiti), con radicalismi comportamentali ma senza integralismi teologici, attenti alle regole della purità, con rigide gerarchie, avevano precisi riti d’iniziazione al termine di 3 anni di preparazione (vedi “Regola della comunità” che darà origine al “Catecumenato” cristiano), vivevano in assoluta comunione di beni (cosa unica nel mondo ebraico che ha sempre valorizzato la proprietà privata), pregavano e coltivavano i campi (“ora et labora” dei Benedettini), rispettavano il Sabato, tenevano in grande considerazione il celibato, noti per le capacità divinatorie e d’interpretazione di sogni, erano abili esorcisti, avevano una visione “apocalittica” del futuro, avevano un proprio calendario diverso da quello “lunare” che tuttora gli ebrei usano (sappiamo che Gesù usava il calendario esseno perché celebra la Pasqua di Martedì, che secondo il calendario lunare sarebbe fuori periodo, mentre secondo il calendario esseno è già periodo lecito per celebrare la Pasqua; è per questo motivo che a chi fa i conti dell’ultima cena verso la passione e morte usando il calendario ebraico, non gli tornano).
Gesù tra storia e mito
C’è una piena contraddizione tra il Gesù che ci viene tramandato nei Vangeli e negli altri testi cristiani e quello dei documenti ebraici; troviamo Gesù nel Talmùd in due punti, negli scritti dei tannaìm (I – II Sec) e in quelli dei amoraìm (III – IV Sec).
Nei testi cristiani Gesù viene mitizzato, quindi questi testi ci dicono ben poco della sua vita reale.
Nei testi ebraici viene denigrato, facendo apparire la sua predicazione marginale, qualificandolo come uno stregone che aveva sedotto il popolo con trucchi e magie.
In mancanza di testimonianze credibili non resta che incrociare i dati storici sulle culture ebraiche ed essene dell’epoca con ciò che sappiamo della vita e dei comportamenti di Gesù e delle prime chiese cristiane.
Gesù ebreo
Il nome Gesù, in ebraico Yèshua’, in greco Iesùs, significa “Dio salva” ed era abbastanza comune.
Gesù viene circonciso secondo il rito ebraico otto giorni dopo la nascita. (Matteo e Luca).
Il nome non è scelto da Maria, ma da Dio, segno che il nascituro è predestinato a una missione (come Ismaele, Isacco, Mosè, Salomone).
Singolare è l’appellativo “il Nazareno”, riportato più volte nei Vangeli; l’interpretazione ovvia sarebbe “da Nazareth”, che è oggi una città ebraica che però non esisteva ai tempi di Gesù, quindi questa interpretazione è errata. Esistono altre due interpretazioni: la prima fa riferimento ai “nazirei”, da “natzirà”, cioè i consacrati, che avevano fatto voto di astinenza e di castità e non si tagliavano i capelli, sull’esempio di Samuele e di Sansone; la seconda si rifà alla parola “nahasirà” derivata da “nahash” o “nasi”, che vuol dire serpente, quindi “Yèshua’ nahasirà” significa “Gesù il serpente”, cioè “Gesù il saggio” o “Gesù datore di conoscenza” o “Gesù portatore di luce”, che sono le caratteristiche del serpente. Il termine nahash è quello usato nella Genesi per il serpente che non inganna Eva, ma le rivela che non sarebbe morta mangiando il frutto dell’albero della conoscenza.
Non sappiamo la sua data di nascita, neanche l’anno è certo da fonti storiche (2 ago 6 a.C.?). Luca dice che aveva 30 anni quando inizia la vita pubblica, ma 30 vuol dire solo che Gesù si trovava nelle condizioni prescritte dalla Legge per il servizio religioso (tradizione Levita).
Sul suo aspetto l’unica testimonianza è la Sindone, che però è ancora discussa a livello storico.
La nascita da una “vergine” non ha senso nella tradizione ebraica.
La famiglia di Gesù era composta da Giuseppe e Maria, da quattro fratelli maggiori, Giacomo, Giuda, Giuseppe e Simone, e da due o più sorelle, tutti figli di prime nozze di Giuseppe.
Gesù parlava in aramaico, e frequentava la sinagoga regolarmente, ma non fu “maestro”, però sapeva leggere e scrivere (legge il rotolo di Isaia, scrive sulla sabbia): dove aveva imparato?
Gesù prega come un ebreo, in solitudine e con poche parole.
Quando i discepoli chiedono una preghiera, dona il Padre Nostro, che non è una “vera” preghiera, in conformità con le tradizioni ebraiche (il Padre Nostro è un inno identificativo).
L’unica preghiera di Gesù che conosciamo (Gv. 17, 1-26 Preghiera sacerdotale) non è coerente con la tradizione ebraica.
Gesù si fa battezzare da suo cugino Giovanni con una immersione, segno di purificazione ed iniziazione, secondo la tradizione ebraica (Levitico, Numeri, Isaia, Salmi).
Gesù si esprime con lo stesso linguaggio del Talmud (formule linguistiche, retoriche e grammaticali).
Anche l’uso delle parabole è tipicamente di scuola rabbinica.
Gesù è definito “figlio dell’uomo” nei Vangeli (oltre 60 volte), ma questo termine si legge una sola volta negli Atti, due nell’Apocalisse e mai in Paolo, questo perché questa è una formula aramaica e non ebraica. Nella tradizione ebraica tutto il popolo ebreo è figlio di Dio.
All’idea di “Regno di Dio” di Gesù mancano le dimensioni territoriali e nazionalistiche tipiche del mondo ebraico (comunità in questa terra che vive armoniosamente e libera con il Messia come Re). Per questo vedere in Gesù un rivoluzionario è molto parziale ed errato, anche se gli zeloti inizialmente gli erano molto vicini. È da notare che Simone (Pietro) era detto “Bar Yonah”, cioè “terrorista” in aramaico antico, ed era zelota (per questo portava la spada).
Gesù però conferma la visione ebraica dell’avvento, legando il regno di Dio all’avvento del Messia e al giudizio universale. Come gli zeloti, per buona parte galilei come Lui, dice che il regno di Dio è vicino.
Gesù, senza rituali, scaccia i demoni, causa di infermità fisiche e psichiche, fedele alla visione ebraica del male e del peccato.
Gesù rispetta il sabato, ma non come gli ebrei suoi contemporanei, ed inoltre non rispetta alcune norme alimentari (lavarsi le mani).
Gesù è molto vicino, per quello che predica, proprio a coloro che più critica, cioè Scribi e Farisei, mentre è molto lontano dall’aristocrazia dei Sadducei. In realtà se la prende solo con gli Scribi e i Farisei alleati ai Romani e vicini al potere, quindi solo con i capi, mentre altri Scribi e Farisei gli erano molto vicini.
L’eucaristia (“rendere grazie”) con il pane e il vino è coerente con la tradizione ebraica e alla celebrazione della Pasqua (4 coppe di vino come le 4 promesse a Mosè: “Io vi sottrarrò all’oppressione, vi libererò dalla schiavitù, vi redimerò con il braccio teso e con grandi giudizi: io vi prenderò per mio popolo” più il pane azzimo che veniva diviso all’inizio, mantenendone una frazione per la frutta alla fine).
È da notare che buona parte del Sinedrio era fatta da Sadducei aristocratici, profondamente contrari a Gesù.
Gesù esseno
Nel rotolo 4Q285 (Documento di Damasco) il Messia viene chiamato “Maestro di Giustizia”, Che deriva dalla famiglia di David appellata “nasi ha-‘edah”, che rimanda a “Yèshua nahasirà”.
Nel commentario (Documento del Cairo) al rotolo 4Q285 il “serpente” viene definito “la stella”, ed è proprio Gesù a confermare la visione essena (Ap. 22,16: “Io Gesù sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino”) (Venere portatrice di luce)
Gesù sapeva leggere e scrivere: aveva imparato dagli esseni?
L’unica preghiera di Gesù che conosciamo (Gv. 17, 1-26 Preghiera sacerdotale) è coerente con la tradizione essena.
La definizione “figlio dell’uomo” è più vicina alla visione essena del Messia.
La formula “Figlio ti sono perdonati i tuoi peccati”, sinonimo di guarigione, si è ritrovata nei rotoli di Qumran come formula essena.
Gesù ha una visione del rispetto del Sabato molto essena, che si ritrova anche nei rotoli di Qumran, dove è descritto che è lecito guarire o aiutare le persone di Sabato, cosa negata dai Dottori della legge e dai Farisei.
La raccomandazione di non giurare (Matteo) è conforme l’insegnamento esseno, non quello ebraico.
La terminologia dualistica del “Non potete servire due padroni…” è essena, anche se per gli esseni la contrapposizione è tra Dio e Satana, mentre per Gesù è tra Dio e Mammona (la ricchezza).
La comunità essena era retta da un consiglio di 12 membri, come i 12 apostoli, come i 12 della prima Chiesa (Pietro si preoccupa di reintegrare Giuda per tornare a 12).
Ci sono forti parallelismi tra i rotoli e il discorso della Montagna (uomini di buona volontà, poveri)
Gesù festeggia la Pasqua secondo il calendario esseno.
Conclusioni
Bisogna notare che i Vangeli attaccano tutti (Scribi, Farisei, Sadducei, etc.), tranne gli zeloti e gli esseni.
Gesù non può essere ricondotto a nessun stereotipo, ma in ogni caso presenta aspetti tipici dell’essere “ebreo fariseo”, altri dell’essere “esseno” ed altri vicini al mondo degli “zeloti”.
In ogni caso le mentalità romana e greca erano molto lontane da Gesù e dagli apostoli; per questo motivo spesso sbagliamo l’interpretazione di alcuni passi dei Vangeli o del N.T.
In particolare dobbiamo capire la differenza tra essere il “Messia” (Gesù è il Messia) e il “corpo mistico” di Cristo, che è formato da tutti coloro che credono in Lui, a prescindere da ogni religione. Oggi dobbiamo ricordare che:<< (Mc. 13,21-23) Allora, se qualcuno vi dice: “Il Cristo eccolo qui, eccolo là”, non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ma voi, state attenti; io vi ho predetto ogni cosa.>>
Se si comprende il significato di “Messia” nella cultura ebraica, allora si arriva a dire che ebrei, maomettani e cristiani stanno tutti aspettando lo stesso “Messia”.
Noi tutti dobbiamo risorgere nel giorno del giudizio, e dobbiamo perché possiamo, cioè la risurrezione è entrata già nella nostra storia.
Paolo dice che noi siamo già risorti in Cristo: cosa significa. Se Gesù rimane il maestro ineguagliabile, Lui ci ha detto: (Gv. 5,19-24) «In verità, in verità vi dico che il Figlio non può da sé stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente. Perché il Padre ama il Figlio, e gli mostra tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché ne restiate meravigliati. Infatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figlio vivifica chi vuole. Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.”
20/10/2004