Il momento presente

Dai Pietro…”, disse Tommaso, “vieni a fare un giro con me, tu che sai maneggiare bene la spada, tu che sei forte, tu che sei abituato a fare il capo.” Fossi matto!”, rispose, “Mi hanno già riconosciuto tre volte, e poi sono sempre stato al suo fianco, ogni volta che qualcuno guardava il Maestro vedeva anche me, ormai tutti mi conoscono. Di uscire da qui non ci penso proprio.”

Gli Apostoli sono tutti chiusi nel cenacolo, anche se nessuno ha voglia di mangiare, in preda alle loro paure, soprattutto all’idea che qualcuno possa arrivare ad ucciderli, come è successo al Maestro. Anche Lui, che era il vero Maestro, che sapeva fare miracoli, non è riuscito a salvare se stesso. Aveva detto che sarebbe risorto, ed in effetti nel sepolcro non c’era più, ma cosa significa risorgere? Nessuno è mai risorto. Meglio restare qui chiusi al sicuro, in attesa degli eventi.

Ma non per Tommaso, lo scettico. Anche lui non ha capito, non ha le idee chiare, ma il suo scetticismo unito alla sua Fede lo spinge ad uscire, a continuare la sua ricerca personale. Mi piace immaginare che quel giorno sia tornato al sepolcro, a controllare per l’ennesima volta, e poi al Golgota, e forse al monte degli ulivi. Cerca disperatamente indizi, prove, segni che lo possano guidare, che gli permettano di capire. Non ha paura, al contrario dei suo compagni, non teme per la sua vita, è più importante cercare, muoversi, verificare.

E poi Maria Maddalena ha detto di averlo visto, ma lei è così innamorata che potrebbe aver avuto una visione non reale. Anche i discepoli di Emmaus ci hanno detto lo stesso, ma forse è stata solo un’altra visione. E poi, perché non si è fatto vedere da noi?” Così, mentre Tommaso era in giro immerso nei suoi pensieri, il Maestro apparve agli Apostoli in sua assenza. Mancava proprio lui, quello che senza paura era andato a cercarlo, ma forse non cercava veramente Lui, ma i segni, le prove. O forse semplicemente doveva andare così, per dare due messaggi a tutti noi basati sulla sua reazione a quella esperienza e sulla risposta di Gesù.

Ma perché gli altri Apostoli stavano barricati in quel luogo nascosto? Perché sprangare le porte? Paura dei romani, dei sacerdoti, di morire? O piuttosto paura di se stessi? Dell’aver abbandonato il Maestro nel momento del bisogno? Con che faccia presentarsi se fosse ritornato? Tante paure che portano a chiudere tutto, a chiudersi in se stessi, nelle proprie debolezze, nel ricordo degli errori fatti, nel tremore dei propri cuori.

Invece il Maestro compare, passando ogni porta e muro, vincendo ancora una volta ogni barriera. E disse “Pace a voi!” E confermò di non essere un fantasma, e chiese loro di toccarlo, e mostrò i segni della croce, e alla fine, visto che la paura e l’incredulità non cedevano, chiese di mangiare con loro. E si sa, a tavola non si può mentire, almeno tra gli ebrei. E questo cambiò tutto, alla fine gli Apostoli riaprirono i cuori, anche se ci vorrà almeno un anno, 50 domeniche, prima che lo Spirito Santo dia loro la forza di una piena vittoria sulle proprie paure.

Dopo mangiato il pesce, il Maestro sparì. Poi tornò Tommaso, e tutti volevano convincerlo dell’accaduto, ma a lui non interessavano l’esperienze degli altri, lui voleva vedere e toccare. Così la domenica successiva, il Maestro tornò, passando per le porte ancora chiuse, mentre gli Apostoli, pur avendo fatto un passo avanti nel loro cammino, continuavano a non uscire dal proprio isolamento. Questa volta c’era anche Tommaso, che di fronte alla visione non ebbe bisogno di altre verifiche, non allungò nemmeno le mani, ma rispose prontamente: “Mio Signore e mio Dio!”. Ma Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!“.

resurrection

Ecco i due messaggi per noi:

  • Il primo è basato sulla reazione di Tommaso alla vista del Risorto: non si pone domande, non ha bisogno di capire, apre il cuore che lo fa esplodere nella più bella espressione di Fede che tutti i Vangeli abbiano tramandato a noi. Cioè proprio la sua mancanza di paure gli permette di fare subito e in un attimo quel salto che gli altri Apostoli non erano stati capaci di fare la domenica precedente, e che non faranno ancora per molto tempo.
  • Il secondo messaggio è legato alle parole del Maestro, che non pongono i beati ad un livello superiore agli altri, ma semplicemente fanno meditare sul fatto che il percorso della Fede è sempre difficile quando ci si affida solo alle percezioni, ai segni, mentre è molto più facile per coloro che credono e basta, senza porsi troppe domande, cioè che riescono a fare il salto di Tommaso ma senza aver avuto la necessità di vedere; per questo sono “beati”, perché il loro cammino è più facile.

Da allora è passato molto tempo, ma oggi ci troviamo in una situazione molto simile a quel momento. Rispetto agli Apostoli abbiamo un paio di certezze in più, almeno per chi crede nella testimonianza apostolica: sappiamo che Gesù è risorto ed è asceso al Cielo, sappiamo che un giorno arriverà il Messia.

Però mi è chiaro che la testimonianza degli Apostoli è basata sul Risorto, un uomo di nome Gesù, figlio dell’uomo, come Lui ha sempre voluto precisare, e non figlio di Dio, come alcuni pretendevano che fosse, mentre solo dopo la sua ascensione in Cielo si è arrivati alla pienezza del Messia, di Gesù-Cristo. In questo gli ebrei non hanno torto quando dicono che il Messia deve ancora arrivare sulla Terra.

Quindi, così come gli Apostoli non sapevano come si potesse manifestare un “risorto”, noi non sappiamo come si manifesterà concretamente un “messia”. Sappiamo però, dall’Apocalisse, che la sua manifestazione nella Gloria avverrà solo dopo che il cambiamento sarà compiuto.

Sulla croce Gesù dice: “Tutto è compiuto!“. E, chinato il capo, spirò. Questa frase conclude la sua missione come uomo ed inizia il processo di resurrezione, che porterà al Risorto, la manifestazione della potenza di Cristo nell’uomo. Circa un anno dopo anche questa fase si concluderà con l’ascensione, iniziando la realizzazione del “Gesù-Cristo”, cioè di chi ora ci guida essendo andato, come aveva detto e promesso, a preparare una stanza per noi presso il Padre. Anche questa fase si concluderà con l’avvento del Messia, il Re nella Gloria, che si potrà concretizzare solo dopo che avremo compiuto la nostra opera.

E sono proprio questi i punti cardine che mi hanno riportato agli Apostoli e alla loro singolare esperienza di vita. Come loro, anche noi non possiamo operare pienamente se non dopo aver vinto tutte le nostre paure. Come loro, anche noi abbiamo bisogno di unire più elementi: la Fede del cuore, la comprensione della mente, l’intervento dello Spirito.

La durezza del cuore è ciò che impedisce agli Apostoli di riconoscere il Maestro, e poi di credere in loro stessi e in quello che stanno vedendo.

Ci sono tanti segni, oggi, che testimoniano il cambiamento, anche a livello fisico, misurabili con gli strumenti, eppure tutto questo ha ben poco valore se i cuori restano chiusi. D’altra parte, come si può aprire il cuore se ancora le nostre paure ci dominano?

Il cuore normalmente non basta, altrimenti il Risorto sarebbe subito salito al Cielo, mentre ha dovuto insegnare ancora per un anno, dando spiegazione agli Apostoli di tutto quello che era successo e di cosa aspettava loro e le generazioni future. Si può dire: “Pane per la mente”, ma è un pane spesso necessario. Ecco perché la divulgazione scientifica di certi fenomeni in atto e la ricerca degli scettici, come Tommaso, è così importante. Certo, esistono i beati che possono credere anche senza vedere, ma sono una minoranza. La maggior parte di noi ha bisogno almeno di alcune verifiche, di prove, soprattutto di tranquillizzare la propria mente.

E in unione a tutto questo ci vuole l’opera dello Spirito. Quanti messaggi continuano a ripeterci che non siamo soli, che siamo molto amati, che siamo protetti e guidati. Però non basta. Anche in questo caso le cose sono parzialmente cambiate, non nella sostanza, ma nella forma. Al tempo degli Apostoli è stata necessaria una “discesa” dello Spirito in loro, oggi è necessaria una “risalita” dello Spirito che opera in noi.

Intendo per risalita la consapevolezza dell’appartenenza all’Uno, almeno nei limiti che oggi possono essere raggiunti. Per fare questo ci vuole una mente pura unita ad un cuore puro, e questo si raggiunge con una purificazione totale di noi stessi, del nostro corpo così come dei nostri pensieri, un abbandono totale del passato, lavando i suoi retaggi, per vivere solo nel presente, senza pensare al futuro. Non tutti ci riusciranno, ma coloro che ce la faranno saranno beati, perché non passeranno attraverso la grande tribolazione. E gli altri di buona volontà?

Per fortuna Giovanni, con le sue visioni rivelatrici, ci tranquillizza. I beati, quelli che sono riusciti ad avere le vesti sfolgoranti, sono una schiera abbastanza numerosa, ma molto più numerosa è la moltitudine di coloro che hanno reso le proprie vesti, cioè il proprio corpo materiale, candide, passando attraverso alla tribolazione. Però in questo passaggio è intervenuto “il sangue dell’Agnello”, cioè l’appartenenza al corpo mistico di Cristo e la loro richiesta di aiuto ha dato loro quello che non erano capaci di trovare in se stessi, nonostante tutta la buona volontà.

L’Amore di Dio e la sua Misericordia è veramente grande! Beati coloro che riescono a riunire il loro Spirito divino con il Tutto, ma per coloro che ancora non ce la fanno, ma che chiedono aiuto, allora sarà ancora una volta lo Spirito paraclito, cioè che prende le nostre difese, a scendere su di loro.

Forse ancora molti di noi sono chiusi in un loro cenacolo, preda delle loro paure, ma alla ricerca di se stessi.  

Forse la Madre Terra non è ancora pronta per il salto, e ci sono tanti eventi legati alla sincronicità che devono accadere, e proprio per questo per noi imprevedibili.

Forse lo Spirito, che opera in tutti noi, richiede un maggiore ascolto e soprattutto tanto silenzio, esteriore ed interiore, perché la sua voce è come un fioco alito di vento, mentre la nostra società ci spinge giusto nella direzione opposta. Anche questa crisi mondiale, sia di valori che di tipo economico, che ci dovrebbe portare a capire l’urgenza e l’importanza benefica del cambiare strada, ci viene descritta e noi la viviamo come un enorme problema, portatore di guai, dove la vita peggiora di giorno in giorno, e con lei aumentano le ansie per il domani.

Forse sono tutti questi fattori messi assieme che rendono duri molti cuori e a molte menti impediscono l’espressione di un libero pensiero positivo, che globalmente non permettono una totale Fede, nell’oggi e nel domani.

Così ci ritroviamo come gli Apostoli nel cenacolo, magari lo stesso dove avevano celebrato la Pasqua e l’ultima cena, visto che era fuori le mura di Gerusalemme, in un posto poco individuabile.

E visto che il Risorto non tornerà a mangiare con noi e il Messia arriverà solo dopo il passaggio, non ci resta che cercare il nostro maestro interiore e “aprire le porte a Cristo”, nella consapevolezza che il giorno e l’ora nessuno la può stabilire, ma che potrebbe essere proprio adesso.