di Gian Piero Abbate
Grazie a un lavoro di gruppo condotto dall’amico Eugenio, kinesiologo, mi è arrivata l’informazione che circa 99 vite fa era stato modificato il nostro DNA, includendo in una “cartella” ben nascosta una informazione del tipo: “non devi essere connesso alla Luna e alla Terra”.
Come al solito ho cercato di mettere assieme questo dato con le mie conoscenze per verificare se era attendibile o no. Certamente non per mancanza di fiducia, ma per il mio innato scetticismo. 99 vite fa vuol dire più di 10.000 anni fa, cioè un periodo attorno al 8.000 a.C.
Per inquadrare il momento storico, ci troviamo poco prima del diluvio universale. Voglio chiarire che il diluvio di cui parla la Bibbia non è stato “universale”, e neppure ha riguardato tutta la Terra, ma solo l’America, l’Africa, L’Europa e la Mesopotamia, usando i termini attuali. Probabilmente ci sono stati diluvi, in epoche diverse, nelle altre regioni del pianeta, come testimoniano antiche leggende sparse ovunque.
Kingsley, nei suoi studi, aveva ipotizzato un diluvio nell’epoca suddetta e in quelle regioni, pensando a un innalzamento del mare di 155 metri, ma in tempi molto recenti, nel 1993, un gruppo di geologi americani della Columbia University, attraverso gli studi sul Mar Nero, hanno datato, con precisione, il diluvio al 7.540 a.C. ipotizzando un’onda molto più devastante. Se siamo prima di questo evento, 99 vite fa, cosa ci dice la Bibbia degli eventi pre-‐diluvio? È il momento nel quale i “figli di Dio” continuano la loro trasgressione, accoppiandosi con “le figlie belle degli uomini”, e per questo la loro vita viene ridotta a 120 anni, come avviso che se non cambieranno condotta ci sarà un provvedimento più drastico.
Uscendo dal racconto biblico, che ha un sapore di mitologia, ma racconta la memoria di fatti concreti, ed entrando in quanto gli “Amici” del piano di sopra ci hanno rivelato attraverso gl’incontri con Eugenio Siragusa, i “figli di Dio” sono gli Atlantidei, esseri di Luce arrivati da Mallona, il pianeta che era esploso. Per contro le “figlie degli uomini” sono delle ancestri, come don Guido Bortoluzzi le chiama nelle sue visioni, cioè sono dei primati, dai quali parzialmente discendiamo, dopo vari innesti fatti sul nostro DNA.
Mi è venuto spontaneo pensare che l’innesto dell’informazione nascosta, detta all’inizio, sia stata opera degli Atlantidei, che utilizzavano gli ancestri come loro servitori. Questo innesto era, nella loro visione, un aiuto alla evoluzione di questi “animali”, troppo legati alla Madre Terra e all’energia femminile. Se gli ancestri fossero evoluti, sarebbero diventati dei servitori più intelligenti, più utili, e anche più vicini ai loro padroni. Però gli Atlantidei, ancora una volta, hanno peccato di superbia, perché il loro era un intervento non richiesto, e in qualche modo sempre di tipo utilitaristico. L’aver codificato questa informazione nel Genoma ha creato uno squilibrio nei nostri progenitori, che ha causato una serie di conseguenze.
La prima conseguenza dopo il Diluvio, essendo sopravvissuti solo degli “uomini” come Noè e la sua famiglia, è che tutto il culto si è orientato solo al Sole. La nostra stella è diventato il simbolo dell’energia divina, ma questo ha creato un riferimento maschile per una energia che è bipolare. Lo stesso nome del Dio creatore, che compare già nella prima riga della Genesi, Elhoim, che contiene in sé la bipolarità del Creatore, è stato soppiantato gerarchicamente dal Tetragramma Sacro, di chiaro stampo maschile. La riforma “yavista” è datata, secondo i biblisti, attorno al 950 a.C., e introduce una visione del dio unico, di tipo solamente maschile, interpretando l’unicità al di fuori della tradizione cabalistica. La Cabala, che è tra tutte la tradizione la più antica, risalendo ad epoche anteriori alla formazione del popolo ebraico, è di origine Caldea, e si basa su una visione di un Dio “uno e trino”, che è ben rappresentata nel termine Elhoim: “el” è divinità, singolare, mentre “hoim” è un plurale, che rappresenta la dualità maschio -‐ femmina.
Tutta la Cabala, incluso le terne dell’Albero della Vita, o quelle dei Nomi di Dio, si basa su una visione dove da un principio unitario discendono due manifestazioni maschio e femmina. Questa idea è rappresentata dal triangolo equilatero con il vertice verso l’alto, che ancora oggi è un simbolo grafico della geometria sacra rappresentante l’idea di Dio. Sempre in questa geometria troviamo anche lo stesso triangolo, ma con il vertice verso il basso, che simboleggia il processo di unificazione del maschile con il femminile come necessità per arrivare all’Uno.
Se poi compenetriamo i due triangoli si ottiene la Stella di Salomone, simbolo del sionismo, che è anche nella bandiera dello Stato d’Israele, che rappresenta il perfetto equilibrio nella dinamicità dei due movimenti. Per questo rappresenta anche l’energia maschile, il triangolo verso l’alto, e l’energia femminile, quello opposto, che si compenetrano per generare, dinamicamente, il Tutto. Però se notate le rappresentazioni, nella cultura occidentale, del concetto del “dio supremo”, l’onnipotente, l’unico, sono sempre e solo al maschile. In occidente non ci sono immagini o sculture come quelle di Śiva in India.
Questo modo di vedere la divinità ha influenzato anche tutto il nostro sviluppo scientifico. La Fisica si è orientata a studiare solo le azioni e le reazioni degli oggetti, ipotizzando che esistessero di per sé stessi, utilizzando il principio di Causa -‐ Effetto, in una visione deterministica del tutto di tipo solamente maschile. L’Astronomia è un buon esempio storico di come questa concezione filosofica e religiosa abbia costretto gli scienziati a dover dire che tutte le orbite erano solo circolari, dovendoci essere un unico centro, o che ogni moto doveva essere regolare e immutabile. E chi sostenesse una visione diversa, come Giordano Bruno, finì al rogo.
Nonostante questi errori, la Fisica classica ci ha portato allo sviluppo tecnologico che conosciamo, ma anche ad elaborare una visione distorta della realtà, una visione “maschile”. Solo con l’avvento della Teoria della Relatività e della Meccanica Quantistica si è riscoperto, in termini scientifici, “la danza dell’Universo e delle particelle che lo compongono“, cioè il flusso incessante di energia che attraversa una infinita varietà di configurazioni che si fondono l’una nell’altra, in un dinamismo senza fine, che è il vero ordine del caos. Cioè a livello scientifico abbiamo scoperto la danza di Śiva, la Dea suprema che esprime tutta l’attività del Creatore. La conseguenza più importante della suddetta mutazione genetica è stata quindi l’uccisione della “Dea Madre” in tutte le sue forme, fossero esse la “Madre Terra” o la “Madre Luna”.
Anzi, alla Luna si è associata spesso una visione negativa, oscura, nera, con le creazioni di miti come quello di Lilith, il demone femminile associato alle tempeste, che nella tradizione ebraica diviene la prima moglie di Adamo, da lui ripudiata perché non voleva obbedirgli. Da questa idea alla sottomissione delle donne ai maschi il passo è breve, e difatti questo è successo, e purtroppo continua, in molte culture, ad accadere ancora.
In tempi più recenti la stessa idea ha anche portato ai roghi delle “streghe“, ancora “femmine” collegate alla Luna e a ciò che è nascosto, che è buio.
In passato più volte mi ero imbattuto in questa problematica, e avevo capito il fenomeno storico. Anche studiando Teologia e l’evoluzione della Bibbia avevo affrontato questo passaggio da un Creatore bipolare a un “Dio” maschile. Ho usato le virgolette, perché nella Bibbia la parola “Dio”, con il significato comune del termine, non esiste.
Di fronte a tutte queste evidenze, mi ero sempre chiesto il perché di questa evoluzione “squilibrata”, da cosa fosse stata originata.
Oltretutto nella nostra cultura si era salvato sia un ricordo lontano delle origini, sia una conoscenza basata sul principio maschio -‐ femmina, attraverso la Cabala. Ma come sappiamo questa è rimasta nascosta per molto tempo, confinata al mondo esoterico di pochi iniziati, e tuttora non è di dominio pubblico. Si era salvata anche nella nostra religione cattolica, nel Credo che viene recitato in ogni messa, dove si dice che, nella Trinità, lo Spirito Santo “è Signore e dà la Vita”, ma si dimentica di ricordare ai fedeli che lo Spirito Santo è femminile, teologicamente è la manifestazione femminile dell’Uno trinitario.
Il pensiero corre veloce a Maria Maddalena, e anche a Giovanni, tra i pochi occidentali che avevano capito. Maria Maddalena era fortemente connessa alla Terra, con la sua forte energia femminile, ma anche alla Luna, della quale conosceva i segreti: i suoi unguenti , gli aromi, le particolari essenze che creava dalle piante, e che hanno generato una scuola che tutt’oggi è leader mondiale nei profumi, quella della Provenza, erano sempre “trattati” attraverso i raggi lunari che penetravano in una caverna con una apertura nella sommità, essendo le essenze poste in contenitori ricavati direttamente nella roccia, come coppe naturali. La Luna collaborava così con la Terra, nel rispetto dei cicli dinamici di entrambi.
E Giovanni ci dice che in principio era il Verbo, cioè la Parola, e come vedete questi due sinonimi sono uno al maschile e l’altro al femminile: ciò che crea, necessita di entrambe le componenti. E se poi ci ricordiamo che afferma anche che il Verbo era Dio, allora in questa espressione è racchiuso il Tutto. Difatti l’originale greco del Vangelo di Giovanni usa un termine particolare, “Logos”, che ora capiremo meglio.
Se facciamo un passo indietro a livello storico, e analizziamo le filosofie dei greci, ci troviamo di fronte a due ipotesi che per lungo tempo furono in contrasto. Da una parte la scuola di Mileto, con Talete che sosteneva la presenza degli dei in ogni cosa materiale, e poi Eraclito, che insegnava una visione dove il mondo era in perenne mutamento, in un “Divenire” continuo come il fuoco, dove ogni complemento o contrario trovava, nonostante tutto, una sua unicità, che aveva battezzato “Logos”. Ecco perché Giovanni usa questo termine. Quindi per Eraclito, come nelle filosofie orientali, la staticità dell’essere di ogni cosa materiale era una pura illusione della mente. Dall’altra parte c’era la scuola di Parmenide di Elea, che sosteneva la presenza di un dio unico e supremo, immutabile, dove la materia era immutabile, definibile come un oggetto, e i cambiamenti erano illusioni della mente. Dalla scuola eleatica Aristotele, il riferimento di tutta la Fisica classica, estrasse i concetti fondamentali e creò uno schema di pensiero che divenne la base della concezione occidentale dell’Universo sino ad Einstein.
Perché Aristotele ebbe il sopravvento e la prima scuola sparì nel nulla? Fu un fattore sociale o ambientale a pilotare le scelte? O cosa altro? Così i miei interrogativi sull’origine del “maschilismo teologico”, sia a livello filosofico, che religioso, che scientifico, tipico del mondo occidentale governato da un altro dio maschile chiamato “Tempo”, ora hanno trovato una risposta razionale. Non si tratta di un particolare sviluppo sociale, ma di una eredità genetica di origine atlantidea. Le scelte sono state determinate da un codice genetico che noi, occidentali, ci portiamo dentro, e che non trova corrispondenza negli orientali, che, di conseguenza, hanno percorso l’altra via.
Per fortuna la Fisica è andata oltre, e ora la scienza ci sta portando a ricucire questa spaccatura, di fronte alle evidenze sperimentali che sono molto vicine all’esperienza dei saggi orientali. A volte, leggendo attuali articoli di Fisica teorica, mi rendo conto che il linguaggio è lo stesso di quello che trovo nel Bhagavad-‐Gītā, perché si parla della stessa realtà, i cui fenomeni non possono essere descritti utilizzando le parole tradizionali, che non bastano. E così si ricorre a espressioni come “la danza delle particelle” o “il flusso armonico delle distribuzioni d’onda” o “la comparsa dal vuoto e la scomparsa nel vuoto di particelle elementari”.
Persino il “vuoto” è ormai pieno del Tutto. Visto che siamo passati dall’era dei Pesci a quella dell’Acquario, ecco un bel nuovo lavoro da fare per tutti. Si tratta di cercare “dentro” di noi questa cartella, che, anche se è nascosta bene, è raggiungibile, poi aprirla, e cambiare il contenuto, facendo rinascere quella Dea che qualcuno ha cercato di annientare. Senza però passare all’errore opposto. Maschile e femminile sono complementari, e possono esistere solo nella dinamicità del Tutto che li contiene. Come nel simbolo del Tao, Yin e Yang sono divisi, ma non da una linea retta, ben definita, ma da una curva armonica, fluente come la danza dell’Universo, ondulata come le curve di probabilità dei campi relativistici, e non solo, ciascuna parte contiene un pezzo dell’altra, segno di una compenetrazione che non è tanto un legame quanto una necessità dell’essere.
Infine non sono disposto a scommettere nulla sull’idea che il Messia si presenti a noi come maschio, anzi aspetto un Messia femminile, non solo in termini di energia. E in ogni caso, un Re senza Regina non può essere né felice, né completo!
Gian Piero Abbate
Pordenone 17/01/2016