
VANGELI APOCRIFI E CANONICI, QUALE VERITÀ
Milano, 15 dicembre 2003
Relatore: Gian Piero Abbate
Questo incontro capita in un momento estremamente particolare dell’evoluzione della nostra conoscenza storica della figura di Gesù, infatti in questi giorni la Chiesa è costretta a rivedere tutta una serie di sue posizioni a causa delle scoperte di cui parleremo nel corso della conferenza. Anche coloro che da sempre hanno sostenuto che non esisteva una prova dell’esistenza di un Gesù storico hanno dovuto rivalutare la loro posizione.
Inizio con alcune definizioni: i vangeli si distinguono in canonici, vangeli apocrifi e vangeli sinottici. “Apocrifo” è un termine che non viene compreso a pieno; nel senso che con l’andare del tempo, questo termine ha assunto un significato negativo, nel senso che un testo apocrifo deve essere ritenuto un documento falso o quanto meno non veritiero. Ebbene, questo non è il vero significato del termine “apocrifo”.
Il problema di ciò che era o non era apocrifo, nasce dal definire cos’è canonico e questa e una questione di natura filosofica.
La prima chiesa cristiana viene fortemente influenzata, dalla filosofia greca, secondo la quale, nella realtà delle cose, tutto è perfetto, tutto è bello e quindi ci sono delle leggi immutabili, eterne, che regolamentano la realtà del mondo.
Quindi se una cosa è vera, è vera perché risponde a delle leggi precise: queste si chiamano “canoni”.
La Chiesa, influenzata da questa visione tipicamente greca, commette, un errore clamoroso, perché invece di cercare la verità e l’unità in Gesù Cristo e nel suo messaggio al mondo, utilizza un insieme di regole da applicare ai suoi testi per rafforzare i suoi dogmi. La Chiesa quindi stabilisce regole discriminanti che rappresentano il “canone”.
La classificazione secondo tali canoni di tutti i testi allora conosciuti che raccontavano di Gesù o di vicende a lui collegate portarono all’identificazione di cinque testi definiti appunto canonici. Uno però risultò “atipico”, e fu anch’esso successivamente messo da parte.
I quattro testi rimasti rispondevano al canone: essi sono i cosiddetti Vangeli canonici.
I Vangeli canonici, come sappiamo, sono quelli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Tutti e quattro sono canonici ma solo tre sono sinottici. Infatti, il vangelo di Luca, Matteo e Marco sono sinottici perché raccontano tutti la vita di Gesù dalla sua nascita per tutta la sua vita fino alla sua morte e alla sua resurrezione, secondo una certa sequenza.
Di fatto possiamo mettere i vangeli uno di lato all’altro e troviamo i riferimenti incrociati anche se non puntuali (questo può essere ricondotto al fatto che non è propria della mentalità del mondo arabo quella di fare una cronologia temporale degli eventi; piuttosto si cerca di dimostrare la verità di Gesù Cristo, cioè che Gesù è il Cristo, è il risorto e quindi l’obiettivo dello scrittore non è tanto quello di fare una cronologia, da un punto di vista storico, della vita di Gesù, quanto quello di narrare una vicenda).
In quanto al significato del termine vangelo esso significa narrazione però contiene anche la parola “angelo” che significa messaggero, quindi è il messaggio che è stato dato dal Signore a noi. Dunque i vangeli sono quei libri che ci portano il messaggio che ci è stato dato.
I sinottici si muovono tutti in maniera parallela tranne quello di Giovanni dove i riferimenti e il tono dell’intero vangelo assumono caratteristiche proprie (infatti è l’unico dove si parla “dell’inizio dei tempi” allontanandosi così dal tempo storico di Gesù). Questo è stato, per un lungo periodo, un grosso problema. I vangeli apocrifi invece sono così definiti perché sono stati nascosti, occultati, destinati a un piccolo numero di persone.
Questi documenti non rientrano tra i vangeli canonici perché il “canone” secondo il quale i vangeli venivano filtrati è il seguente: i testi dovevano corrispondere alla tradizione orale, mentre ciò che oggi viene definito apocrifo è stato scritto molto tempo dopo. La Chiesa ha ritenuto che fossero “giusti” ovvero attendibili soltanto quelli in cui la trasmissione orale e la stesura dei fatti tramite un testo scritto avveniva nello stesso periodo temporale.
Questo primo elemento insieme al fatto che il testo fosse compiuto e quindi avesse una sua completezza dal punto di vista testuale rappresentano le due condizioni per le quali la Chiesa potesse ritenere un vangelo canonico.
Quindi riepilogando le regole identificative dei vangeli canonici: coincidenza temporale del tempo della tradizione orale e stesura scritta e integrità della narrazione.
Negli apocrifi troviamo tanti testi “incompleti” spesso si tratta di testi molto brevi che riguardano alcuni episodi, molto specifici, ma non danno un’immagine completa del Cristo.
Bisogna tenere presente che il fatto che un testo venisse dichiarato apocrifo non significava che fosse anche “eretico”, infatti la maggior parte di questi scritti sono stati dichiarati apocrifi ma mai eretici. Quindi la dichiarazione di testi apocrifi non deve essere equiparata all’affermazione che gli stessi testi siano anche eretici.
La Chiesa ha dichiarato che tali testi (definiti appunto apocrifi) non sono in linea con il canone ecclesiastico cattolico (Il canone di Lodicea: sinodo che è avvenuto nel 360 d. C. dove all’articolo 59 si stabiliscono i criteri per identificare un vangelo appunto “canonico”).
Nel 405 d.C. il Papa Innocenzo affida a Turibio di Astorga il compito di stilare un elenco di tutti gli scritti apocrifi. In questa lista furono inseriti più di sessanta documenti siglati con il termine di apocrifo. Molti dei titoli presenti in questo elenco sono oggi sconosciuti, non ne esiste traccia storica, mentre altri sono noti come per esempio l’Apocalisse di Giovanni che inizialmente venne considerata dalla Chiesa testo apocrifo. L’Apocalisse di Giovanni fu infatti in quell’epoca siglata come testo apocrifo ma successivamente fu riabilitata.
Queste vicende sono indicative del fatto che la divisione fra canonico e apocrifo non è mai stata una distinzione rigida nella storia della Chiesa.
Ci sono testi che sono stati sul bilico come il Vangelo di Giovanni, sul quale vi è stata una lunghissima discussione se doveva essere dichiarato canonico oppure no, e testi che sono stati dichiarati apocrifi come l’Apocalisse di Giovanni e che poi, solamente a distanza di tempo, sono stati dichiarati canonici.
Possiamo quindi dedurre che la dichiarazione da parte della Chiesa di testo apocrifo non coincide con la dichiarazione di testo eretico perché se così fosse non avremmo assistito al passaggio di riconoscimento da documento apocrifo a documento canonico (caso dell’Apocalisse di Giovanni).
In questo caso l’attribuzione iniziale di apocrifo significava che era destinata a poche persone ovvero a coloro che avevano una preparazione spirituale molto elevata in quanto in essa si utilizzavano simbolismi che la gente comune non era in grado di interpretare correttamente. Quindi non fu dichiarato apocrifo perché contrario alla fede, ma perché ritenuto non adatto alla massa ma comprensibile solo da alcuni; comunque dichiarare un testo apocrifo significava precluderne la lettura in Chiesa durante le funzioni religiose (norma decretata dal Sinodo di Lodicea).
Questo particolare diede origine, nell’opinione comune, che i documenti o i vangeli apocrifi, proprio perché non utilizzati in Chiesa, fossero falsi; in realtà si trattava, come abbiamo detto, solo di una distinzione della Chiesa fatta sulla base di regole da essa stessa formulate.
Ancora oggi è diffusa la credenza che i vangeli apocrifi siano falsi o non attendibili ma conoscendo la storia bisogna rivalutare questo luogo comune.
Con questo non bisogna negare che nell’insieme dei tanti frammenti dei testi cosiddetti apocrifi, o comunque testi che parlano di Gesù, si possono ritrovare testi eretici ma a dichiararne l’ereticità fu sempre la Chiesa.
L’ipocrisia della Chiesa nella valutazione di un documento legato alla vicenda di Gesù, come nel caso dell’’Apocalisse di Giovanni, si ripropone anche per altri documenti: il vangelo copto di Tommaso e il proto- vangelo di Giacomo (detto proto-vangelo perché fu infatti scritto per primo e fu il riferimento per tutti gli altri).
Quest’ultimo fu scritto parallelamente al primo è il suo autore fu il primo vescovo di Gerusalemme che si dichiarò fratello di Gesù.
La figura di Giacomo viene menzionata nei vangeli canonici solo in un’occasione quando egli accompagna Maria a trovare Gesù che sta parlando in piazza: “…qualcuno si avvicina a Gesù e dice: “Guarda che fuori c’è tua madre e i tuoi fratelli…” e Gesù dice : “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? E’ fratello chi fa la mia volontà e la volontà del Padre”, e Giacomo reagisce male e dice: “Ma come?! Tu sei sua madre – rivolgendosi a Maria -…e lui non trova il tempo di venire fuori! Andiamo!”. Maria invece, che ha capito perfettamente la situazione e il perché di quella risposta dice: “No, aspettiamo” e Gesù quando termina di parlare, in effetti si reca da Maria e da Giacomo “.
Il termine fratelli è un termine non sufficientemente preciso, nel senso che potrebbe voler dire cugino.
Quindi poteva essere fratello ma poteva anche essere cugino e allora la Chiesa ha approfittato di questo fatto, per affermare che Gesù non aveva altri fratelli e che Maria non ha avuto altri figli dopo Gesù. Di conseguenza quel termine va probabilmente interpretato come ad esprimere una parentela di primo grado.
Comunque la Chiesa credendo e dichiarando la verginità di Maria non poteva accettare l’idea che Gesù potesse avere dei fratelli quindi dichiarò il vangelo di Giacomo apocrifo.
Vorrei far notare alcune contraddizioni di fondo della Chiesa. Bisogna infatti considerare che una buona parte della tradizione mariana, non trova conferma né nei vangeli né negli atti degli apostoli. Infatti, la chiesa protestante ci accusa, giustamente, come cattolici, di non essere coerenti: a mio avviso ha perfettamente ragione perché tutta una serie di vicende come ad esempio l’Assunzione in cielo di Maria Vergine, trovano conferma solamente negli scritti apocrifi e non in quelli canonici! Da una parte la Chiesa proclama una tradizione e dall’altra parte ne trova conferma solo nei testi che essa stessa ha dichiarato non canonici. Possiamo riscontrare la stessa problematica nel caso del vangelo di Giacomo.
Giacomo era più giovane di Gesù. Non voglio con questo mettere in discussione la verginità di Maria e il concepimento di Gesù, credo invece che sia più opportuno discutere su cosa ha fatto Maria dopo la morte e resurrezione di Gesù.
Sulla croce Gesù affida Maria a Giovanni, ma che ne è di lei quando Giovanni viene incarcerato a Patmos? Quindi c’è stato un momento in cui Maria lascia Giovanni e allora a questo punto la tradizione riporta che Maria stette con Giacomo, il quale diventa il primo vescovo di Gerusalemme e questo è un fatto storico perché riportato nei documenti della Chiesa.
Bisogna considerare che fino al 500 d.c. la Chiesa è fortemente preoccupata di bloccare certe eresie, di fermare guerre intestine fra le frazioni e così via e non si preoccupa molto della figura storica di Gesù, è molto più interessata a difendere i suoi dogmi che a esporre il suo profilo teologico chiarendo nel dettaglio le vicende storiche legate alla vita di Gesù.
In seguito quando durante il Sinodo di Lodicea la Chiesa esegue il censimento fra ciò che deve essere canonico e ciò che deve essere apocrifo, realizza questa distinzione esclusivamente su base dogmatica. Infatti, il vangelo di Giacomo, che sarebbe canonico dal punto di vista del “filtro”, viene dichiarato apocrifo perché da un punto di vista dogmatico non può essere accettato (Maria era vergine dunque Gesù non poteva avere fratelli quindi Giacomo non poteva essere suo fratello) .
In epoca molto più vicina a noi arriva invece l’obiezione che Gesù non sia realmente esistito.
In effetti la Chiesa cattolica ha sempre detto che la sua fede è apostolica, cioè che è basata sulla testimonianza degli apostoli (comunque le notizie storiche su Gesù devo dire che sono molto poche).
C’è una fonte storica, che la Chiesa non approva, rappresentata dalla testimonianza di Giuseppe Flavio, che al libro ventesimo capitolo nuovo, paragrafo primo, sulla storia delle antichità giudaiche afferma in latino: “…convocò una sessione dal sinedrio e vi fece comparire quel fratello di Gesù detto Cristo che si chiamava Giacomo…”. Da quanto riportato è perfettamente chiaro che il riferimento è inequivocabilmente al fratello di Cristo. In questo documento l’aspetto del tutto nuovo è rappresentato dalla fonte: uno storico romano, un laico, non legato alla Chiesa. Inoltre, Giuseppe Flavio scrive in latino lingua che in questo caso elimina qualsiasi ambiguità di termini.
L’altro elemento storico sono le citazioni di Svetonio che parlando di un fatto che risale al 49 d. C., scrive: “…egli (cioè l’imperatore Claudio) scacciò da Roma i giudei che istigati da Cristo erano continuamente in lotta…”. Un po’ debole come prova storica (per dimostrare che è esistito storicamente Gesù Cristo). Egli si riferisce a quei giudei istigati da un certo Cristo che può essere anche l’immagine, il mito di Cristo. Non sta parlando di una persona storica che ha compiuto qualche cosa. Quindi da un punto di vista prettamente storico scientifico, il riferimento di Svetonio non può esse considerato una prova dell’esistenza di Gesù.
Ci sono poi le citazioni di Tacito il quale parla proprio dei cristiani, dei loro crimini e dell’etimologia del termine “cristiani”. Egli scrive: “coloro che il popolo chiamava cristiani erano odiati per i loro crimini. Quel nome veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato”.
E’ però da notare che in tutto il brano Gesù non è mai citato. Ancora una volta un autore scrive di un Cristo ma non parla di un Gesù Cristo.
“Cristos” significa “unto”, uomo del Signore. Di “Cristi” ce ne sono tantissimi nella storia ebraica, soprattutto nel periodo contemporaneo di Gesù. Così non sappiamo se i riferimenti storici a Cristo siano da imputare sempre alla persona di Gesù.
Plinio il giovane racconta: ”…erano soliti riunirsi alle prime luci dell’alba, innalzare un canto a Cristo come se fosse un Dio…”.
Quelle che vi ho letto sono tutte le fonti storiche che parlano di Cristo, le abbiamo lette tutte.
Questo è il risultato dell’azione della chiesa di aver dichiarato apocrifi tutti quanti gli scritti, infatti a causa di questa suddivisione (tra canonici e apocrifi) molti documenti, che avrebbero potuto chiarire molti punti oscuri, sono andati perduti per sempre
Quindi per riassumere, qual’è la grande diversità fra i canonici e gli apocrifi?
I canonici sono stati scritti tutti da persone di parte, due apostoli (Matteo e Giovanni ) e da due discepoli di Paolo che lo seguono nei suoi viaggi…(Luca e Marco).
Gli autori di scritti apocrifi non erano né apostoli né discepoli. Si trattava di persone che hanno narrato dei fatti di cui hanno sentito parlare. Probabilmente non l’hanno fatto nella maniera teologicamente più perfetta, ma sono testimonianze storiche importantissime perché dimostrano l’esistenza di una tradizione orale e dimostrano che esisteva un uomo che si chiamava Gesù, ritenuto il Cristo, realmente finito in croce e poi risorto.
Quindi da questo punto di vista, sarebbe auspicabile che chi si occupa di cristianesimo leggesse anche tutti i testi apocrifi, anche perché da essi si ottiene un immagine del Cristo molto più attuale e molto più vicina a noi di quella descritta nei vangeli sinottici.
Nel mese di Ottobre del 2002 si è verificato un evento che però porta a questa ricerca nuove informazioni e importanti riscontri: è stata scoperta una tomba dove c’è un’iscrizione precisa che riporta: “Qui giace Giacomo figlio di Giuseppe della casa di Davide, fratello di Gesù…”, a questo punto esiste quindi una prova affidabile!
Giacomo, come ho già detto prima, è stato il primo vescovo di Gerusalemme (attenzione a non confondere Giacomo l’apostolo, il quale partì quasi subito da Gerusalemme e morì in Portogallo con Giacomo fratello di Gesù che rimase a Gerusalemme e diventò il primo vescovo della città. Egli come Gesù era sacerdote per nascita (vi ricordo che tutti i discendenti della casa di David, tutt’ora sono sacerdoti d’elezione; la stirpe di David è una stirpe particolare).
Giacomo è credente, dichiaratamente cristiano e si ritrova a essere il primo vescovo di Gerusalemme e viene sepolto fuori dalla città.
Questa scoperta permette di fare alcune considerazioni: per prima cosa questa è una vera conferma storica di un Gesù figlio di Giuseppe che aveva un fratello che si chiama Giacomo, quindi dal punto di vista storico è la prima volta che viene ritrovato un documento (addirittura in questo caso un reperto archeologico, ovvero una tomba), che mette in difficoltà gli storici scettici che fino ad oggi avevano detto che “questo Gesù” era stato immaginato dalla fantasia e dalla fede dei cristiani!
Cambiando discorso vi vorrei far capire qual’è stata spesso la tecnica che la chiesa ha adoperato per nascondere o trasformare le cose.
Per esempio il culto per Maria Vergine sarebbe stato il culto che noi dovevamo allo Spirito Santo, in realtà sono state scambiate le parti. Per cui lo Spirito Santo, che i greci non riconoscevano, è stato dalla Chiesa rimosso totalmente e il fatto che in duemila anni di storia non sia mai stato redatto un documento dedicato allo Spirito Santo ne è la prova.
Non stati mai realizzati documenti sullo Spirito Santo ma in compenso la Chiesa ha pubblicato e diffuso centinaia di documenti su Maria Vergine anche con tradizioni che ci vengono contestate da una parte della Chiesa cristiana.
La Chiesa cristiana è l’insieme di tutte le Chiese cristiane e nel suo ambito ce ne è una che si chiama cattolica. Ricordiamoci che il Cattolicesimo è caratterizzato da elementi non riconosciuti dalle altre Chiese cristiane perché non derivano dalla pura autentica tradizione cristiana.
Uno di questi classici dogmi tipicamente cattolici era l’assunzione in cielo di Maria Vergine perché Maria era restata vergine e pura. Pura secondo quale concetto? Secondo il concetto ebraico o secondo il concetto greco? Infatti, secondo il concetto greco di purezza una donna non deve aver avuto rapporti con un uomo e questo è il classico concetto delle vestali.
Allora se Gesù avesse realmente avuto un fratello questo avrebbe significato che Maria aveva avuto rapporti con Giuseppe e, a questo punto, secondo il concetto greco, non avrebbe potuto essere assunta in corpo in cielo perché non era pura.
Totalmente diverso è il discorso da un punto di vista ebraico.
Il concetto ebraico di purezza coniugale è un concetto secondo il quale marito e moglie fanno l’amore nella piena coscienza. Tant’è vero che nella tradizione ebraica l’erotismo coniugale è fortissimo ed è considerato un valore positivo. Per gli ebrei dunque è un valore estremamente positivo, ovviamente se circoscritto nell’ambito del matrimonio.
Quindi nell’ottica ebraica la castità di Maria nei confronti di Giuseppe faceva si che entrambi fossero considerati dei depravati dal punto di vista morale.
Quindi quello che ha sempre proclamato la Chiesa cattolica come valore positivo, sotto l’influenza della cultura greca, per la visuale ebraica diventa un concetto intollerabile.
Capite allora perché da una parte Giacomo, che era comunque un ebreo come Gesù, primo vescovo di una città importante come Gerusalemme, fosse perfettamente in linea con la cultura ebraica?
Certo non poteva essere di una cultura paolina (molto più influenzata da quella Greca) e tanto meno romana (questa fedelmente appoggiata a quella Greca) .
Quindi alla luce di tutto l’assunzione di Maria in cielo non può essere imposta come verità assoluta perché la sua accettazione o negazione dipende dalla cultura di appartenenza.
Per quanto riguarda la figura di Gesù Cristo non è così complesso arrivare a credere perché vedo in lui e nelle testimonianze che mi sono state lasciate dagli apostoli qualcosa che va al di là della cultura greca, ebraica, latina…qualcosa che addirittura è universale, qualcosa che riesco a ritrovare anche in altre religioni, allora capisco e lo ritengo giusto, ma obbligare a credere in un certo dogma costruito in funzione solamente ad una certa ipotesi culturale, allora questo non è proponibile come una credenza valida in termini assoluti.
Da questo punto di vista ci sarebbe bisogno di una profonda revisione teologica perché non è solo il problema se Maria sia stata assunta in cielo, o nemmeno il problema se riabilitare il vangelo di Giacomo, il problema è di fondo.
Giacomo si ritrova ad essere vescovo di una realtà che non è ancora una vera e propria religione visto che siamo proprio agli inizi della Chiesa e non c’è ancora la coscienza di una nuova religione.
Comunque in questo momento di transizione Giacomo ha la certezza che Gesù è suo fratello ed essendo vescovo vuole lasciare una testimonianza quindi nei suoi scritti riporta chiaramente i fatti facendo luce sulla natività di Maria e su quello che le è successo dopo la morte di suo fratello.
Vuole fare chiarezza su di una madre che è la cosa per lui più importante.
Se andiamo a leggere questo testo ci renderemo conto della sua bellezza e di quanto sia poetico. Non si ritroverà niente di dissacrante né di contrario alla nostra tradizione cristiano cattolica. Viene quindi spontaneo chiedersi perché il vangelo di Giacomo sia stato dichiarato eretico.
In realtà la Chiesa non ha ne ha mai affermato l’ereticità per ciò che vi era scritto, il punto di debolezza si riconduceva al fatto che colui che lo aveva scritto si dichiarava fratello di Gesù e che così dicendo metteva a repentaglio il dogma cristiano di “Maria vergine”. Quindi il documento fu eliminato per mettere in ombra la figura di Giacomo e allontanare il dubbio circa la verginità di Maria.
Quindi lasciare in circolazione il testo di Giacomo significava lasciare ai fedeli la possibilità di porre in discussione molte verità dichiarate come tali dalla Chiesa quindi fu deciso di farlo sparire, come molti altri documenti apocrifi, anche se era uno degli scritti più antichi di cui si abbia conoscenza.
Qui ho un elenco di addirittura 60 scritti vari dichiarati “apocrifi”, alcuni sono brevissimi, sono proprio dei frammenti, altri invece sono veri e propri libri. Ci sono delle cose veramente rilevanti ed importanti. Tra gli scritti “particolari”, quindi tra quelli un po’ limitati , sicuramente dovremmo andare a cercare il Vangelo di Bartolomeo. Questo vangelo è molto importante perché descrive in maniera dettagliata la discesa agli inferi di Gesù e tutta l’esperienza di liberazione che ha in questi luoghi. Questo testo trasmette una visione dei fatti simile a quella dell’apocalisse di Giovanni; in questo documento c’è una conferma molto importante visto che cita oltretutto certi concetti di vita e di morte che sono gli stessi criptati all’interno dei vangeli canonici. Questo è un testo che vale la pena di leggere.
Ci sono altri testi molto importanti, e fra questi vorrei citare il vangelo di Pietro che è uno dei manoscritti più antichi. In realtà i nostri vangeli canonici sono abbastanza tardivi e per alcuni di questi si dubita addirittura che siano stati scritti dalle persone a cui sono stati attribuiti.
In particolare il vangelo di Matteo e quello di Giovanni.
Probabilmente non sono stati scritti da loro ma successivamente dalla scuola di Matteo e di Giovanni, fenomeno tipico dell’epoca. Pensate esiste ancora oggi una scuola rabbinica che si tramanda le cose a livello orale e non scritto.
Quello che è successo a quei tempi è che sia Matteo che Giovanni hanno fondato una scuola di pensiero dove hanno tramandato l’esperienza della loro vita al fianco di Gesù.
I discepoli hanno portato avanti questo messaggio e qualcuno si occupava di mettere per iscritto tutto.
Il vangelo di Giacomo è stato scritto prima della morte Gesù probabilmente mentre Giacomo era ancora in vita, ne è la prova il fatto che questo testo non contiene il giudizio, la morte e la resurrezione di Gesù ma si ferma molto prima.
Invece, del vangelo di Pietro sappiamo poco o quasi niente, rimangono le citazioni dei padri della Chiesa che fanno esplicito riferimento al vangelo di Pietro.
In realtà anche questo vangelo non è stato scritto direttamente da Pietro ma è uno testo che arriva duecento anni dopo la sua morte, scritto probabilmente dalla scuola di pensiero da lui fondata. È un vangelo che copre tutta la vita di Gesù, un vangelo che oggi potrebbe essere dichiarato canonico, perché passa tutti canoni decretati dal Sinodo di Lodicea.
Ora tocchiamo un altro dilemma della Chiesa. C’è un altro vangelo del quale la Chiesa non ha mai riconosciuto ed è quello di Maria Maddalena.
La questione di Maria Maddalena nasce ancora una volta a causa della visione basata sulle vestali dei greci, per cui se Gesù era santo (Cristo) allora non doveva aver avuto rapporti fisici con nessuno (visione tipicamente greca).
Nessun ebreo invece avrebbe pensato questo di Gesù: un Messia che veniva sulla Terra come Dio e non aveva rapporti fisici con nessuna donna era sicuramente un “non-Messia” perché non era un uomo completo. Qualsiasi ebreo avrebbe utilizzato questo argomento per additarlo e non riconoscerlo come Messia.
Noi abbiamo addebitato a tutti questi racconti una mentalità greca in una situazione storica ebraica e Gesù era profondamente ebreo: cresce con la cultura ebraica, è un sacerdote di nascita perché fa parte della stirpe David, può fare cose non concesse a tutti come quando nel vangelo si racconta di quando andò a leggere nel tempio dove gli venne portato il rotolo di Elia: non tutti potevano farlo ma solo i sacerdoti o i discendenti della stirpe di David. Gesù si comporta perfettamente secondo le regole e le norme classiche del popolo ebraico. Non possiamo quindi ammantarlo delle vesti greche, perché andiamo a creare una grande confusione.
Così, la Chiesa decise di occultare il vangelo di Maria Maddalena che sebbene rinvenuto nel 1896 fu pubblicato per la prima volta solo nel 1955. In realtà questo testo non era andato perduto ma era stato custodito dai Catari.
Vi garantisco che il testo è molto bello, perché descrive un Gesù che ha una visione delle donne incredibile, splendida, estremamente attuale, al punto tale che si riesce veramente a capire molti aspetti legati alla sua resurrezione, si comprende perchè si è reso visibile alle donne e non agli uomini; il suo rapporto con le donne durante tutta la sua vita è in aperta contraddizione con gli usi e costumi normali del popolo ebraico della sua epoca.
A quel tempo la donna veniva considerata poco, come i bambini mentre Gesù conferì alla figura femminile grande importanza e prestigio; chiunque avrà modo di leggere questo vangelo avrà indubbiamente questa sensazione.
Ad aggiungersi alla lista c’è un altro Vangelo, quello di Filippo, estremamente difficile da capire e molto criptico.
Poi abbiamo il famoso Vangelo copto di Tommaso che fu rinvenuto nel 1945 in Egitto. Non mi sento di dire che tutti i frammenti di questi “vangeli” siano autentici.
E’ però comprensibile che vi possono essere anche degli scritti che non autentici ma credo anche che c’è la necessità di una revisione profonda della realtà sui vangeli e anche l’esigenza di rivisitare l’immagine del Cristo spogliandolo del vestito greco che gli è stato forzatamente attribuito e interpretarlo nella sua veste ebraica (cultura a cui apparteneva), solo così si eviteranno apparenti contraddizioni e difficoltà nella comprensione della sua figura e del suo messaggio.
Se la chiesa avrà il coraggio di fare questo allora ci troveremo di fronte a un Cristo molto più rivoluzionario di quello che ci è stato proposto fino ad oggi, saremmo facilitati nel capire una teologia della resurrezione invece che rimanere inchiodati alla teologia della croce e della sofferenza.
Noi dobbiamo portare la gioia del Gesù risorto, non la tristezza della croce..
Bisogna ricostruire completamente questa storia e capire qual è questo filo conduttore che ci permette di trovare un Gesù ad esempio che ha predicato contro l’ingiustizia, che si è scagliato contro qualsiasi tipo di privilegio.
E’ proprio la prospettiva, la scelta di vita che cambia. E’ possibile solamente se saremo capaci non solo si recuperare i testi apocrifi, almeno quelli che servono, ma anche di capire cosa la Chiesa ha fatto nel corso della sua storia da 2000 anni a oggi.
Io spero che la Chiesa faccia quest’atto di giustizia.