DALLA SCIENZA ALLA GENESI E VICEVERSA (2005)

Ancora non riesco a ricordare come il libro sulle rivelazioni a don Guido mi sia capitato tra le mani, ma mi è palese come tutto sia sembrato semplice e intuitivo, una volta letto e compreso le rivelazioni che in esso sono contenute. Tutto così semplice, giusto e intuitivo, a posteriori, da impedirmi di vedere immediatamente l’importanza di quanto avevo letto.

Come spesso accade la nostra mente veramente si apre e capisce la realtà solo quando viene in contatto con la “verità rivelata”, perchè come riporta Giovanni 8:31-32 “Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»”.

Non voglio esprimere un parere di tipo teologico, che lascio ad altri più autorevoli in materia, ma come fisico e come credente cristiano mi sento di affermare che nelle rivelazioni giunte a don Guido, e tramandate in questo libro, non ho trovato nulla contro le leggi fisiche, né contro la ragione, né contro la mia fede, anzi ho trovato nuove interessanti risposte a certi interrogativi.

Per quanto possa sembrare inverosimile l’esperienza umana raccontata nel libro, specialmente a chi è profondamente scettico rispetto ad apparizioni, messaggi divini e altri fenomeni sopranaturali di questo tipo, bisogna saper andare oltre la narrazione e gli eventi personali, e prendere in considerazione quella che è la sintesi dell’intero libro, cioè le otto rivelazioni nel loro insieme.

Se queste vengono accolte senza preconcetti, allora la visione sull’umanità, sulla differenza tra le varie razze, sull’evoluzione in corso, sugli errori e sulle verità contenute nelle varie teorie evoluzionistiche relative alla specie umana, tutto ciò si amplia e prende corpo all’interno di una visione unitaria, che per me rappresenta un salto di congruenza nella ricerca scientifica e teologica.

Come fisico resto sempre fedele a quanto disse Albert Einstein:”La scienza senza la religione è paralitica; la religione senza la scienza è cieca”. Ed inoltre disse:”Lo scienziato teorico non è da invidiare. Perché la natura, o più esattamente l’esperimento, è un giudice inesorabile e poco benevolo del suo lavoro. Non dice mai “Sì” ad una teoria: nei casi più favorevoli risponde: “Forse”; nella stragrande maggioranza dei casi, dice semplicemente: “No”.

Quando un esperimento concorda con una teoria, per la Natura significa “Forse”; se non concorda, significa “No”. Probabilmente ogni teoria un giorno o l’altro subirà il suo “No”; per quasi tutte ciò avviene subito dopo la formulazione”. Pertanto anche le teorie implicitamente contenute in questo libro potranno un giorno essere inglobate da una visione ancora più estesa degli avvenimenti. Le rivelazioni a don Guido credo che rappresentino il massimo della comprensione che il nostro attuale stadio evolutivo ci possa permettere.

Per questo motivo sarebbe opportuno vagliare il contenuto delle rivelazioni secondo molteplici ottiche e diversi punti di vista, nell’intento di arrivare ad una nuova spiegazione dei primi capitoli della Genesi. Ormai è accettato da quasi tutti, escluso alcune sette integraliste, che le parole dell’Antico Testamento debbano essere opportunamente interpretate alla luce delle conoscenze scientifiche, visto che la Bibbia non è un trattato strettamente scientifico o storico, ed inoltre visto che la stessa non possa essere presa alla lettera.

Tra l’altro le ambiguità interpretative sono molteplici anche a causa della povertà dell’antica lingua ebraica, priva di vocali, e che riuniva in singoli vocaboli molteplici significati. Per contro, come studioso di antica Cabala ebraica, posso affermare che neppure una singola parola dell’antica Bibbia ebraica è li per caso.

Questo insieme di libri, riferendomi al Pentateuco, e in particolare la Genesi, continuano a stupirci per le caratteristiche nascoste di coerenza, anche di correlazione matematica, che emergono al progredire degli studi in materia. Bisogna notare che quello antico ebraico non era solo un alfabeto, ma anche un insieme di grafi, di suoni e di numeri, quindi per la Cabala ciascuno di questi libri è anche un insieme coerente di numeri, collegati tra loro attraverso correlazioni matematiche, che poi si trasformano anche in legami di senso e di significato. Pertanto certe forzature del passato devono venire abbandonate, assumendo un atteggiamento di maggiore rispetto verso il testo originale, senza voler far tornare i conti ad ogni costo. Comparando il testo originale, tutte le sue possibili interpretazioni testuali, le elaborazioni cabalistiche e le rivelazioni di questo libro, sono sicuro che si può pervenire ad una visione più evoluta e più veritiera delle nostre origini e della ri-evoluzione in corso.

Con  questo ho anche implicitamente risposto a chi potrebbe obiettare: “Ma se questa è la verità, perchè per così lungo tempo c’è stata nascosta?”

La prima risposta è proprio che certi eventi accadono solo quando i tempi sono maturi. Chi crede attribuisce questo tempismo alla volontà di Dio di saperci dare il nostro “pane quotidiano” in funzione di ciò che il nostro organismo può assimilare. L’evoluzione della comprensione della Bibbia, e della stessa natura di Dio, può essere vista in questa prospettiva. Chi non crede attribuisce questa coincidenza alla evoluzione dell’uomo, ai cambiamenti di filosofia, di stile di vita, di ordine sociale, che influenzano la capacità culturale di comprendere la realtà e i fatti attorno a noi.

Così anche la visione della nascita del genere umano evolve nel tempo non solo in funzione delle scoperte archeologiche o scientifiche, ma in funzione della evoluzione del pensiero umano. In ogni caso, sia per i credenti sia per gli altri, questa prima risposta non implica necessariamente una volontà di nascondere, ma più semplicemente una incapacità dell’uomo di comprendere.

La seconda risposta è però che certe verità, note nella ristretta cerchia di chi ha avuto l’opportunità di studiare teologia, non vengono divulgate, e spesso vengono addirittura negate da chi le ignora, nonostante che  per il ruolo pubblico che sostiene dovrebbe conoscerle. Mi riferisco alla interpretazione dei due alberi presenti al centro del Paradiso Terrestre. Questo è il secondo di due fatti importanti di natura storico-scientifica di particolare rilevanza rispetto al libro.

Il primo è collegato alla terminologia biblica utilizzata nella Genesi. A mia conoscenza, nessun studioso ha mai fatto una ricerca sui termini utilizzati nell’originale in lingua ebraica alla luce delle differenze terminologiche sollevate dalle rivelazioni contenute in questo libro. È chiaro che la mancanza di fonti documentali adeguate e la cultura di don Guido non gli potevano permettere di fare in autonomia un simile lavoro, e che la pubblicazione così recente della prima edizione del libro non ha ancora concesso il tempo perchè altri lo abbiano potuto fare, ma questa resta una verifica scientifica fondamentale che deve essere fatta. Personalmente, nei limiti delle mie scarse conoscenze in materia e delle poche versioni ebraiche della Genesi a mia disposizione, ho fatto una prima verifica di massima su termini quali “Signore Dio” o “Signore”, e non ho trovato nulla di anomalo relativamente all’ambiguità citata nel libro dei discorsi rivolti al primo rispetto a quelli collegati ad Adam, ma questo lavoro non può ritenersi significativo dal punto di vista metodologico. Viceversa, proprio facendo questa verifica e risalendo dall’ebraico a varie versioni italiane del libro della Genesi, mi sono accorto di una certa confusione e discordanza tra le varie traduzioni nella nostra lingua, rispetto a questi termini, e suppongo che analoghe situazioni siano rintracciabili anche nelle altre traduzioni nelle lingue correnti, proprio perchè la confusione è avvenuta nella catena di traduzioni a partire dall’ebraico, poi al greco, poi al latino, per arrivare infine alla lingua moderna.

Il secondo fatto di natura importante è che da sempre alcune chiese cristiane hanno nascosto qualche cosa che è evidente nella Bibbia e in tutta la cultura ebraica, e cioè che dei due alberi che c’erano al centro del Paradiso Terrestre, quello della vita, in tutti i suoi aspetti incluso la sessualità, era libero, mentre quello proibito era l’albero della conoscenza del bene e del male.

Torneremo nel seguito su questo punto, perchè è un punto centrale delle rivelazioni di don Guido. Una ipotesi di peccato originale basata sulla famosa “mela”, cioè sulla violazione della proibizione di mangiare del frutto dell’albero della conoscenza, non poteva essere collegata a questioni sessuali senza introdurre uno stravolgimento totale del racconto biblico, a meno di non avere una visione chiara degli eventi, cosa sino ad oggi impossibile utilizzando semplicemente il testo della Genesi. Tutto il racconto biblico si ribella a una visione sessuofobica di qualsiasi natura. Invece la storia ci testimonia che una simile interpretazione legata ai rapporti uomo-donna è entrata dai tempi di Sant’Agostino nella tradizione della Chiesa Cattolica Romana, e da allora è stata tramandata, per volontà dei Franchi, che attraverso il loro potere politico riuscirono a condizionare anche buona parte della teologia della Chiesa di Roma, nel periodo dal VIII al IX secolo.

Grazie ai Franchi le “sottigliezze della logicità” si diffusero sempre maggiormente nelle cattedre teologiche occidentali mentre l’aspetto esperienziale del cristianesimo veniva relegato nell’ambito monastico, come afferma J. S. Romanidis.  In pratica tutte le chiese di origine cristiana concordano nell’affermare che la morte entra nella creazione a causa della disobbedienza di Adamo ed Eva, ma si differenziano poi sulla natura della disobbedienza stessa. Ad esempio, per San Paolo e per le chiese orientali, ad esempio quella Ortodossa, ciò che entra nel mondo è la possibilità di peccare, avendo mangiato il frutto della conoscenza del bene e del male, e la morte fisica dell’uomo è la conseguenza visibile di questo evento. Gesù viene quindi per “vincere la morte”, cioè vincere Satana, e ristabilire la possibilità per tutti di tornare ad essere “figli di Dio”, cioè immortali da tutti i punti di vista. Quindi secondo San Paolo quello che l’uomo eredita non è la colpa, ma una creazione indebolita e legata a Satana, che però possiamo vincere attraverso Gesù Cristo, diventando “uomini nuovi”, in una visione messianica secondo la quale il Cristo dovrà tornare nella gloria per dare compimento a tutto ciò.

Anche secondo l’interpretazione moralistica delle chiese occidentali il peccato è entrato nella creazione attraverso Adamo. Ma secondo questa diversa interpretazione, l’azione di Adamo ed Eva, simboleggiata dall’aver mangiato la mela, ha ferito la giustizia divina. La conseguenza dell’aver mangiato la mela è il riconoscersi nudi, e da qui il legame logico con un non ben identificato “peccato” sessuale, che in certe visioni estremiste viene poi generalizzato addirittura nel generico rapporto fisico tra uomo e donna.

Diversamente dalla visione precedente, questo peccato ha richiesto la punizione dell’uomo con la morte fisica e il dominio di Satana: tutti gli uomini sono stati e saranno puniti, perché tutti hanno ereditato il peccato e la colpa adamitica, e perchè continuano a peccare e a morire. La morte di Cristo è dunque necessaria per riparare questa colpa e sollevare l’uomo dal suo peccato. Il “peccato originale” diventa quindi uno stato di colpa personale che viene ereditato da ogni individuo che nasce, cioè è un peccato legato all’appartenenza al genere umano e a una morale derivata da un dogma, ormai decaduto, visto che la tarda origine storica è facilmente individuabile.

Purtroppo però, nonostante tutte le smentite, questa seconda interpretazione è talmente diffusa nel mondo occidentale che la maggior parte dei credenti non conosce più ciò che è narrato nella Bibbia, sebbene basti leggere le prime pagine della Genesi di una qualsivoglia versione in circolazione per rendersi immediatamente conto della falsità di quanto viene ripetuto in certi contesti, e nonostante quanto è stato detto, negli ultimi quaranta anni, da diversi Papi ed alti esponenti della stessa Chiesa Cattolica e persino dal suo Catechismo, forse anche nel tentativo di ritornare a una visione originale che riavvicini le varie confessioni.

Le rivelazioni contenute nel libro, e in particolare la seconda, permettono di ristabilire un ordine concettuale nuovo, senza contraddire nella sostanza sia la visione ebraica, che è priva di “peccati originali” derivabili dal testo biblico, sia le varie visioni cristiane. Questo “orribile, orrendo, originale” peccato commesso all’origine della specie umana, che tuttora condiziona l’evoluzione dell’intera umanità, inserendoci in una creazione realmente indebolita da un’azione effettivamente legata alla sessualità, ma non secondo quella visione morale tradizionalmente negativa che ha tanto condizionato lo sviluppo della cultura occidentale, può riuscire a rendere tutti concordi. 

Ma ciò che viene rivelato nel libro è ancora più importante, perchè alla luce dell’antica Cabala ebraica definisce una interpretazione degli alberi del Paradiso Terrestre che mette in accordo tutte le tradizioni religiose. Nel libro viene affermato che Eva è l’albero della conoscenza del bene e del male, e ciò rimanda ad una diversa interpretazione della parola “albero”. Da sempre, nella Cabala, quando si parla di albero è inevitabile pensare all’albero della vita, cioè alla rappresentazione secondo le dieci sefirot che è alla base di ogni forma vivente, e in particolare dell’uomo. Questa rappresentazione è stata utilizzata da molti studiosi nell’arco dei secoli, da Leonardo da Vinci a Isaac Newton. Da sempre la Cabala collega l’albero della vita alla Genesi. Ora le rivelazioni di don Guido permettono di comprendere in modo completo questa visione, e di capire che i due alberi al centro del Paradiso Terrestre non sono altro che due alberi genealogici, riferiti simbolicamente a due donne. A questo punto uno dei due alberi è puro, e tale rimane, ed è quello della vita, quello che collega le due entità, l’uomo e la donna, che nel loro insieme costituiscono la persona fatta a immagine e somiglianza di Dio.

Di conseguenza la “donna” viene sollevata da qualsiasi responsabilità sulla “caduta” della creazione umana, e questo ribalta completamente tutta la visione maschilista introdotta dai greci nella religione cristiana. D’altra parte l’altro albero è Eva, la madre delle genti, che è la via che si manifesta ad Adamo per entrare nella logica della conoscenza del bene e del male. Per comprendere pienamente questo discorso bisogna entrare nella visione ebraica del “Regno”. La Cabala continua a sostenere che l’esperienza della separazione da Dio e la conseguente futura venuta del Messia siano entrambe condizioni necessarie per la piena realizzazione della creazione e di Dio stesso. Per separazione s’intende la situazione nella quale l’uomo viene a trovarsi una volta rotta l’unità con Dio. Adam era stato creato uno e in totale comunione, poi da Adam si passa a due entità, una maschile, Adamo, e una femminile, che però restano ancora in totale comunione con Dio, almeno sino a quando non viene rotto questo equilibrio, con la trasgressione e la conseguente cacciata dal Paradiso Terrestre. Di qui parte l’esperienza di separazione, che non riguarda solo il genere umano, ma anche Dio stesso.

È la dolorosa storia di un Dio creatore che si trova nelle condizioni di dover allontanare la sua creatura, l’unica che gli possa rendere grazia operando nella materia, mentre la sua creatura necessita di questa esperienza, di questi errori, proprio per sviluppare la propria autoconsapevolezza di “figli di Dio” e “fatti a sua immagine e somiglianza” che è la condizione necessaria per poter rendere grazia a Dio in modo consapevole.

Questo è anche il presupposto logico necessario per poter “rendere grazia a Dio”, perchè rendere significa tornare indietro, e ciò è possibile solo a due condizioni: che esistano due entità distinte e che una abbia dato all’altra ciò che le deve poi essere reso. Questo processo deve essere visto in modo dinamico, perchè si sviluppa in tutto l’arco della storia sino ai giorni nostri, dove Dio continua a darci gratuitamente e noi cerchiamo di rendere a Lui. Questa situazione non è però in equilibrio, perchè con la caduta l’uomo ha anche introdotto la morte nel genere umano, e quindi è necessario l’intervento di un Messia per ristabilire l’equilibrio iniziale.

Secondo la visione di don Guido, c’è però un’altra fonte di disequilibrio, che è l’aver ibridato la specie umana. Mettendo assieme questa visione con quella cabalistica, è facile intuire che il frutto dell’albero proibito non è la simbolica mela, bensì una persona in carne ed ossa, di nome Caino. L’aver generato Caino è l’unico peccato originale, commesso da Adamo, che non trasmette a noi alcuna colpa, ma ci lascia effettivamente in eredità una creazione indebolita. A questo punto è necessario l’intervento di Gesù Cristo, duemila anni fa, per ricreare le condizioni iniziali della creazione, e ancora una volta San Paolo centra la visione quando afferma che Gesù è il nuovo Adamo. Però Gesù è anche anticipazione del suo ritorno per ristabilire un Regno nel quale la morte sia vinta definitivamente. Questo evento è predetto da Gesù stesso, ed è poi descritto nell’Apocalisse di Giovanni. Deve essere qui ricordato che la religione cristiana parla di una risurrezione dei corpi, essendo le anime immortali, e quindi la morte da vincere è quella fisica, materiale, visto che la morte dell’anima, quella che Giovanni chiama “morte seconda”, non può essere vinta o estromessa dal creato.

Purtroppo, come si sarà notato, il termine “morte” è ambiguo, visto che la morte del corpo è un passaggio di stato fisico, mentre la morte dell’anima corrisponde alla perdita dell’identità umana, e lo stesso Giovanni è costretto a coniare questa dizione particolare, “morte seconda”, per cercare di rendere esplicito un concetto altrimenti confuso.

Tornando alle ipotesi teoriche sulla evoluzione del genere umano, o meglio sulla sua ri-evoluzione dopo la caduta, devo premettere che, come fisico, non mi sento di abbracciare completamente alcuna delle attuali teorie scientifiche. Sicuramente una visione moderata della teoria evoluzionista sembra essere la più accettabile, come disse Papa Giovanni Paolo II, ma in ogni caso le conferme sperimentali sono ancora così labili e gl’interrogativi così molteplici che anche questa visione non può dirsi scientificamente certa.

Per altro proprio le attuali indagini legate al fenomeno dei “bambini indaco”, le conferme e smentite che continuano a circolare, mentre ancora manca una consolidata letteratura scientifica in proposito, tutto ciò invita alla massima prudenza, il che non significa essere massimamente conservatori, proprio perchè normalmente ciò che si crede oggi vero è ciò che c’impedisce di vedere una realtà più estesa.

Per chi è totalmente digiuno sul fenomeno dei bambini indaco, dirò che dall’inizio del 1990 in poi si è iniziato ad osservare a livello mondiale la nascita di una serie di bambini particolari, dotati di notevoli capacità intellettuali. Questi bambini sono però estremi in molte delle loro reazioni, non solo verso il bene, ma anche verso il male. Dopo la pubblicazione di alcuni libri e indagini parziali, si sono organizzate tutta una serie di verifiche sui reali cambiamenti in atto, e queste indagini sono ancora in corso, visto che da più fonti risulterebbe che questi bambini sono portatori di una mutazione genetica che si è stabilizzata e consolidata, dal punto di vista scientifico per cause ignote.

Se questo fosse vero, ci troveremmo di fronte ad una situazione nuova, dove da due genitori con un certo DNA è nato un bambino con un DNA totalmente diverso, il che è in contrasto con le attuali regole della genetica. Pertanto, in questo contesto d’incertezza, cercherò solo di usare il rigore della metodologia scientifica unito alla logica razionale, dimenticando tutto ciò che a suo tempo mi è stato insegnato perchè tramandato come verità indiscutibile.

In generale c’è una prima osservazione da anteporre ad ogni analisi, che riguarda alcune delle rivelazioni date a don Guido. Volendone fare una valutazione razionale ed oggettiva, tenendo conto dell’epoca, della cultura di don Guido, delle situazioni in atto, bisogna rilevare come molteplici rivelazioni non possano essere state dedotte, seppur in modo involontario, dalla mente di un parroco di montagna, vista la loro totale originalità dal punto di vista storico e logico. In questo lavoro di valutazione ed analisi, è mio dovere tener conto delle molteplici capacità nascoste della mente umana, che può creare visioni e sensazioni alterate pur di fare emergere elementi che in realtà l’io cosciente non vuole accettare, ma l’io superiore, cioè la parte incosciente di ciascuno di noi, ha saputo derivare da un insieme di notizie già disponibili.

È il caso di svariati scrittori di fantascienza che hanno saputo descrivere, magari con cent’anni di anticipo, macchine e fatti ancora da venire, che poi si sono effettivamente concretizzati. Questo meccanismo mentale richiede però alcuni punti di partenza, che oggettivamente non riesco a trovare nella vicenda di don Guido. Usando in modo non limitativo l’esempio della prima rivelazione, il segno di Caino, il suo grado di novità è tale da non poter essere derivata da altro, se non l’intera vicenda descritta, per la prima volta, in questo libro. L’originalità è tale da diventare essa stessa garanzia di veridicità.

Circa il fatto che sia “la parola” il segno dato da Dio a Caino per proteggerlo da Adamo, non ci sono indicazioni a tal proposito nella Bibbia, quindi questo non è in contraddizione con alcun versetto biblico; per contro non c’è neppure alcun versetto che induca a intuire questa versione, che risulta quindi del tutto originale e non derivabile dal testo.

La seconda rivelazione risulta ancor più importante ed originale, visto che il tema del peccato originale ha diviso le chiese negli ultimi duemila anni. La possibilità di concepire una storia che metta d’accordo l’evoluzione umana come “fatti a sua immagine e somiglianza” con una evoluzione biologica di tipo animale è una opportunità piena di fascino da ogni punto di vista. Certamente quanto descritto nel libro non ha oggi il rigore scientifico di ciò che la scienza dichiara “vero perchè provato”, ma bisogna d’altra parte affermare che la scienza oggi non è in grado di offrire alcuna interpretazione dell’origine e della evoluzione della specie umana che sia dichiarabile “vera”, almeno agli occhi di un fisico che pretende prove e dimostrazioni.

Le nuove conoscenze sulle mutazioni genetiche, il fatto che queste siano state osservate anche negli uomini, il fatto che tuttora non si sappia ciò che le rende permanenti, il fatto che forse oggi si stia osservando una mutazione spontanea nel genere umano, il fatto che la famosa “legge di Mendel” si sia già dimostrata fallibile, tutto ciò rende necessario lasciare aperta la mente a molteplici soluzioni a interrogativi quali: “Come si è originata l’umanità?” o “Perchè esistono molteplici razze?”

Abbandonando per un attimo il piano scientifico, dal punto di vista teologico anche la venuta del Cristo e la morte e risurrezione di Gesù-Cristo trovano una migliore comprensione attraverso la visione proposta da don Guido. In particolare trovano una logica spiegazione sia il duplice concepimento senza opera di un uomo che riguarda la nascita di Maria e di Gesù, sia il significato e la necessità della morte e risurrezione, per restituire all’umanità una “verginità” creativa che ormai era andata persa. In altre parole, per restituire al “figlio dell’uomo” la possibilità di diventare “figlio di Dio”.

Bisogna ulteriormente ricordare che Gesù non si proclama mai “figlio di Dio”, e su questo fatto si è molto discusso, mentre dopo queste rivelazioni si può ipotizzare una consapevolezza “cristica” diversa che ha determinato il fatto che Gesù non si proclami figlio di Dio. Ancora una volta le rivelazioni del libro semplificano le cose, danno spiegazioni logiche, aprono a nuove interpretazioni, che però tendono ad unire e non a dividere, pur nel rispetto delle diverse visuali delle religioni ebraica, cristiana e mussulmana.

Tornando al piano scientifico, è da notare che don Guido descrive anche l’evolversi della creazione, cioè cosa è successo prima dell’avvento dell’uomo. In quelle pagine vengono tirate in ballo molteplici  teorie sulla nascita dell’Universo e sulla sua attuale struttura. Vorrei chiarire che alcuni punti sulla natura e la situazione dell’Universo sono ormai stati verificati, e di conseguenza vengono reputati scientificamente “veri”, ma molte delle teorie note al grande pubblico non sono ancora state verificate, e di conseguenza siamo nella buffa situazione che il grande pubblico e gli stessi giornalisti danno per vere ipotesi che gli scienziati stanno solo indagando.

Ad esempio è certo che l’Universo è in espansione, ma non è certo cosa questo significhi. In ogni caso l’Universo non è infinito, e di conseguenza si parla insistentemente di universi paralleli, dove i buchi neri sono proprio le discontinuità per passare da un universo all’altro. Anche queste sono ipotesi con un alto grado di certezza, ma che non sono ancora state provate, neppure indirettamente. Altro chiarimento che devo dare è che la famosa teoria del “Big Bang” è sempre di più accreditata, ma secondo una visione dove il nostro universo viene generato da un buco nero che si è aperto, circa 15 miliardi di anni fa, in un universo pre-esistente.

Di conseguenza 15 miliardi di anni-luce, cioè la distanza che la luce percorre nell’arco di 15 miliardi di anni, è anche la dimensione del nostro universo. In pratica, i fisici e la scienza non entrano nel merito della creazione, perchè partono sempre da un creato che si trasforma. Solo in questo senso si può dire che nulla si crea e nulla si distrugge, proprio perchè tutto è stato precedentemente già creato. Anzi, proprio una teoria come questa impone l’impossibilità fisica di conoscere ciò che esisteva prima del “Big Bang”. Sempre in questa visione è ancora incerta la fine che farà il nostro universo. Teoricamente le evoluzioni possono essere tre, e l’epilogo dipende dalla quantità di massa che compone l’universo.

La prima ipotesi si realizzerebbe se la massa è “tanta”, al punto di frenare l’attuale espansione e invertire il ciclo, andando poi verso una specie di implosione denominata “Big Crunch”. Però dai calcoli risulta che la massa visibile dell’universo è meno del 2% di quanto servirebbe per il realizzarsi di questa ipotesi, e quindi o ci sono altre masse che non osserviamo, la così detta “materia oscura”, o questa ipotesi non si realizzerà, nonostante sia la più logica e la più affascinante.

La seconda ipotesi è che l’universo continui ad espandersi all’infinito, ma questa ipotesi porta a diversi paradossi teorici. Infine la terza ipotesi è che l’espansione continui, ma rallentando sempre più, sino a raggiungere una specie di strano equilibrio, dove l’universo si espande all’infinito, ma così lentamente da sembrare che ogni moto di espansione sia cessato. Tutte ipotesi, nessuna certezza, ma anche nessuna contraddizione con il racconto biblico e le visioni di don Guido.

Mi è stato fatto osservare che in tutto il libro di don Guido non compare mai Satana, o il Diavolo, o altri nomi di questo tipo. Credo che questo fatto meriti alcune riflessioni.

La parola “angelo”, che vuol dire “messaggero”, compare nella Genesi per la prima volta al capitolo 16,7. Inoltre la Genesi parla della creazione del nostro Universo, e in particolare della Terra e dell’uomo, ma non parla di creazione di angeli o di altre creature simili. Pertanto la pre-esistenza di questi esseri viene data per scontata. Questi messaggeri entrano in azione dopo che il canale diretto di comunicazione tra Dio e gli uomini si è interrotto; per questo motivo gli angeli non compaiono nei primi capitoli della Genesi.

La comparsa però del Diavolo è molto più tradiva, anzi il termine “Diavolo” esiste solo nel Nuovo Testamento e non fa pare della tradizione ebraica.

La parola “Satana” compare una volta nel primo libro delle Cronache, ma è usata molto nel libro di Giobbe, e poi nel Nuovo Testamento, quindi anche questo nome entra molto più tardi nella terminologia ebraica.

In ogni caso nella Genesi non esiste nulla che rimandi ad un “signore del male” o a un “angelo del male” o altre simili creature.

In Genesi troviamo il serpente, che però ha un significato preciso in tutta la Bibbia ed è di tuttaltro tipo. Nella tradizione il serpente è il simbolo della conoscenza e della sapienza. Pertanto il serpente non compie alcuna opera malefica, ma semplicemente dice la verità ad Adamo, ma nel far questo lo mette in tentazione. La tentazione è Eva, visto che lei è l’albero della conoscenza del bene e del male, e proprio il non avere una relazione con lei è la prova per Adamo. Devo ricordare che il serpente compare poi più volte nella Bibbia, sempre come simbolo di conoscenza e sapienza, sino ad arrivare a Gesù, che viene soprannominato “il serpente” proprio per indicare questa sua massima caratteristica. Quindi anche il serpente non è per nulla relazionabile al male.

Pertanto l’inimicizia messa tra il serpente e la donna è la battaglia tra il genere umano ormai ibridato dalla specie animale e la donna “complemento” di Adam, colei nella storia che può riportare il genere umano alla sua verginità e purezza iniziale. In questo senso aver associato l’immagine di Maria, madre di Gesù, a questo ruolo ha un senso profondo e positivo, anche se la visione di Giovanni nell’Apocalisse è molto complessa da comprendere.

Tornando alle considerazioni su “Satana”, per la Cabala il bene e il male sono due aspetti di Dio, altrimenti si cadrebbe nel politeismo in cui versano molte chiese attuali, dove è stata diffusa nei credenti una immagine di due dei in conflitto tra loro, il dio del bene che lotta contro il dio del male, mentre Dio è uno solo. Però noi di Dio vediamo solo il bene, perchè, come simbolicamente dice la Bibbia, se un uomo vedesse Dio in faccia, frontalmente, morirebbe fulminato e incenerito.

Noi vediamo solo mezzo volto di Dio, quello destro, e l’iconografia rispetta questa visione, presentando un triangolo con un solo occhio al centro. A Dio rispondono molte schiere di esseri che fanno la Sua volontà, e queste comprendono Angeli, Arcangeli, Diavoli, Arcidiavoli, e così via. In pratica ad ogni schiera del bene corrisponde una contro schiera del male. Infine, sempre per la Cabala, l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, ed è per questo che il nostro cuore, simbolicamente, è suddiviso in due parti: quella del bene e quella del “male potenziale”. Ciò significa che nessun uomo nasce cattivo, né fa il male perchè in lui c’è solo male, ma tutti subiscono le tentazioni del male potenziale; l’uomo giusto è colui che supera queste tentazioni e opera solo per il bene, cioè fa la volontà di Dio, che a noi chiede di operare solo in questo modo.

La tentazione è quindi parte indispensabile di ogni uomo, e gli ricorda la sua somiglianza a Dio; anche per questo motivo lo Spirito Santo, una volta disceso su Gesù all’atto del battesimo, come prima opera porta Gesù nel deserto per farlo tentare dal Diavolo.

Per concludere questo argomento, trovo quindi naturale che nel libro di don Guido non compaia “Satana”, proprio perchè non compare neanche nella Genesi, visto che la caduta di Adamo è tutta frutto del suo operato e del suo libero arbitrio, senza alcun intervento esterno.

Infine esiste un ulteriore criterio di valutazione usato per le nuove leggi e le nuove teorie;  questo è un criterio che si sta sempre più diffondendo nella fisica teorica, anche se di per se stesso non è prettamente classico ed è palesemente al di fuori della visione galileiana, ed è la coerenza tra la “eleganza” della teoria enunciata e la sua prossimità alla verità. In pratica, secondo questa visione, tanto più la teoria è elegante, tanto più la legge che la esprime è semplice, tanto più è vera. Se così è, a mio giudizio, quanto è descritto nel libro è quanto di più vero abbia mai letto sulla creazione, perchè non era stata enunciata sinora alcuna teoria altrettanto elegante ed esaustiva, cioè capace di dare una risposta coerente ad ogni interrogativo.

Pordenone, 28 agosto 2005