SPIRITUALITA’ E UNIVERSI PARALLELI


Buon pomeriggio a tutti, oggi parliamo di alcune  cose, innanzitutto, che sono collegate a quello che dicevo la volta scorsa e però visitiamo il tutto da un punto di vista diverso,  mi era stato  anche  richiesto di affrontare il discorso degli universi paralleli, cosa che farò in una maniera un po’ inconsueta, nel senso che cercherò di arrivarci su una base di considerazioni scientifiche e logiche, e quindi più che fare degli “enunciati” sugli universi paralleli, arriverò a farvi capire che cosa sono gli universi paralleli e quali sono le conseguenze della loro esistenza.

Sicuramente la scienza non ha portato, e né porterà mai, a spiegare tutti  quanti i misteri che sono collegati alla fede, alle tradizioni esoteriche e alle rivelazioni umane. La scienza è una sfida, continua e crescente ed è giusto per l’uomo ricercatore utilizzare la propria intelligenza, per cercare  di capire  e dare una spiegazione razionale.

Dall’altra parte  però, proprio in un momento in cui la Chiesa Cattolica, per voce del Papa, chiede scusa per il suo atteggiamento negativo  e per le opere commesse contro Galileo Galilei, la scienza ha fatto un passo avanti, non dico rinnegando, ma sicuramente superando tutto ciò che era il concetto Galileano  della scienza stessa,  imponendo nuovi orizzonti che implicano dei cambiamenti filosofici notevoli.

Uno dei compiti  che ho assunto proprio in prima persona, è quello di diffondere questi  nuovi orizzonti, che vengono  fuori su base scientifica, perché  sono convinto che per noi è importante cercare  di capire ciò che sono delle conquiste scientifiche per rivisitare anche  le nostre conoscenze di fede. Io mi auguro che non succeda  più quello che è capitato a Galilei, neppure in forma moderna, nel senso che se oggi prendiamo la fisica classica e la pieghiamo alla nostra volontà,  possiamo tranquillamente utilizzare una falsa scienza per lasciare  nel mistero e nel dogma  tutta una serie di cose. Sarebbe commettere lo stesso errore che è stato commesso all’ora.

Noi invece dobbiamo continuare a seguire  la nostra evoluzione della nostra conoscenza mano  a mano che certe scoperte vengono  fatte, mano  a mano  che certe teorie risultano veritiere; dobbiamo utilizzarle proprio per portare alla luce certe cose che ci vengono  date come mistero, e un mistero invece non sono e dobbiamo anche  soprattutto smontare certi pregiudizi che ci possono portare, anche  in buona fede, a crearci  dei dogmi e preconcetti che sono frutto  di un pregiudizio e non sono frutto  di una verità rivelata.

E’ chiaro  d’altra parte  che la mia posizione è un po’ strana, nel senso che io sono un uomo di scienza,  ma contemporaneamente sono anche  un uomo di fede, un ricercatore di fede, quindi, quando parlo devo sempre distinguere questi  due aspetti, come uomo che si occupa delle verità scientifiche ho delle precise  disposizioni e leggi da rispettare, perché  la scienza è una cosa che si fonda sulla matematica, sulla precisione, su delle regole che devo tassativamente rispettare come fanno  tutti  i miei colleghi; come ricercatore di Fede, invece, ho una mia Fede che è un atto del tutto privato, personale e rispetto al quale fondamentalmente mi assumo solo le mie responsabilità, ma sono libero di fare quello che voglio.

Anche questo mio intervento di oggi pomeriggio sarà suddiviso in due pezzi ben distinti tra di loro, un primo pezzo che è strettamente scientifico quindi è basato su leggi, su risultati, su prove, su misure, insomma su cose di questo tipo, e un secondo pezzo che non è scientifico ma che è la conseguenza sul piano  della spiritualità e della Fede di questa conoscenza scientifica.

Lì c’è una mia mediazione personale, ci sono delle cose che io ritengo vere perché  le sento profondamente, però non posso assolutamente imporre a nessuno di credere in questa seconda parte, sicuramente impongo a tutti  di credere alla prima perché  questa è un’evidenza scientifica e non può essere negata; ho già detto  in altre occasioni  e lo ripeto  anche  oggi, la scienza è una progressiva conoscenza, in tutto il processo di evoluzione del pensiero scientifico non è mai successo  che una nuova conquista negasse  le conoscenze precedenti, noi abbiamo progressivamente allargato il cerchio della nostra conoscenza sulla base di cerchi concentrici, per cui ogni volta che abbiamo fatto un salto e abbiamo allargato il cerchio abbiamo capito,  perfettamente, come era limitata la visione precedente e quali erano  stati in caso i nostri errori di voler pretendere di rendere universale una visione che non lo era per niente.

Questo  errore lo abbiamo commesso per un bel po’ di tempo  dal punto di vista della ricerca  scientifica oggi non lo commettiamo più, oggi non c’è più uno scienziato che dice che siamo arrivati a una teoria  universale, che può spiegare tutto e che siamo arrivati alla fine. No, ogni scienziato di qualsiasi disciplina sia, di qualsiasi filosofia sia, dice sempre che questa è la nostra conoscenza e che questi  sono i suoi limiti, oltre i quali non possiamo andare, in questo momento, perché  non abbiamo la conoscenza di una legge che ci permette di andare oltre questo limite. Nelle mie considerazioni parto  da un punto ben preciso  ed è questo, i fisici hanno scoperto che c’è un punto singolare al quale si sono trovati di fronte, e cioè tutto ciò che riguarda l’estremamente piccolo e tutto quello che riguarda l’estremamente grande si assomiglia in una maniera incredibile.

Questa  è anche  una cosa che da origine alla fisica moderna; la fisica moderna non nasce perché dovevamo spiegare le cose normali di questo mondo, finché ci siamo occupati delle cose normali, delle cose che bene o male ricadevano sotto i nostri sensi o che potevamo vedere con i nostri occhi, che potevamo toccare con le nostre mani,  la fisica classica andava benissimo, nel momento in cui abbiamo incominciato a occuparci delle particelle, di questi  oggetti così piccoli che non possiamo né vederli, né toccarli  e molto spesso non riusciamo a vederli nemmeno con le strumentazioni che abbiamo, ma vediamo  solo gli effetti della loro presenza, e non vediamo  loro, per questo motivo abbiamo dovuto  iniziare  a inventare una fisica nuova, perché  quella classica non andava più bene.

Nello stesso momento è successa  la stessa  cosa nell’astrofisica, cioè quando gli astrofisici hanno iniziato  ad occuparsi effettivamente dell’universo, ad avere la necessità di mettere in piedi certe teorie  perché  c’erano certe evidenze  strumentali, certe misure che non tornavano più, a quel punto di nuovo si sono trovati in crisi; guarda caso la fisica che ne è nata  è una fisica che contemporaneamente ha dato una serie di risposte sia nel piccolissimo che nell’enorme.

Da questo punto di vista questa è una prima conquista oggettiva,  scientifica , rispetto alla quale l’uomo si è trovato di fronte, i fisici in particolare. Questa  è anche  la conoscenza estrema che tutt’oggi abbiamo dal punto di vista scientifico, questa conoscenza estrema è fondata sulla teoria  della relatività da una parte, e sulla fisica quantistica dall’altra. Questo  è ciò che noi certamente, perché  provato e sperimentato in laboratorio, conosciamo al di là di questo limite ci sono altrettante belle teorie non suffragate da misure, non suffragate da condizioni scientifiche vere. Allora dobbiamo capire  quali sono e cosa ci dice questa fisica moderna e qui c’è un discorso che si intreccia con la filosofia, perché  bene o male i passi in avanti  dal punto di vista della conoscenza scientifica sono sempre stati collegati con i passi in avanti  del punto di vista del pensiero.

Se partivamo dalla fisica classica, la visione che ne avevamo  era una visione coerente di leggi fissate una volta per tutte, per cui fondamentalmente tutte le volte che noi realizzavamo certe condizioni, automaticamente ottenevamo sempre lo stesso risultato, una visione deterministica, si dice in termini scientifici. Questa visione era anche  quella di Galileo, tant’è vero che egli utilizzava  questa visione e disse ” Per me è scientifico tutto ciò che è riproducibile in laboratorio, tutto ciò che risponde a questa visione, tutte le volte che creo quelle condizioni allora posso ottenere sempre lo stesso risultato”.

Quale era la visione filosofica che stava dietro  questa visione scientifica, era fondamentalmente la visione del Dio morto; e difatti  è la visione che si è sviluppata anche  dal punto di vista culturale, nel senso che a questo punto in questa visione non c’era più spazio per Dio, non serviva più, era servito una volta tanto tempo  fa, aveva creato  tutto, aveva stabilito delle leggi, dopodiché era potuto tranquillamente morire perché  non serviva più. Noi stavamo vedendo gli effetti di queste leggi, alcune  le conoscevamo altre non ancora, avevamo avuto il compito di cercarle, di ritrovarle, un po’ alla volta le avremmo scoperte tutte e quando le scoprivamo tutte eravamo diventati come Dio.

E questa visione ha fortemente contaminato la scienza per molto tempo, c’è stata  una superbia scientifica che ancora oggi non è finita;  ed era proprio l’idea di questo Dio morto, se vogliamo,  percui nella scienza era già tutto predeterminato e, semplicemente era una nostra ignoranza se non capivamo certe cose, per cui bastava cercare  e avremmo trovato prima o poi la soluzione. Questa  visione inizia a scricchiolare durante l’ottocento e va in crisi proprio alla fine dell’ottocento. Iniziano a venir fuori una serie di fenomeni dove questo discorso non sta più veramente in piedi, e allora nasce un’altra idea, l’idea di un Dio sonnecchiante dove ha creato  tutto dopodiché si mette  a dormire e ogni tanto ci sono alcuni fenomeni strani dove deve intervenire di nuovo.

Però non partecipa alla vita, e ogni tanto dà il suo contributo di energia per mandare avanti  tutto. Questa  è una visione che ci accompagna fino ai primi del Novecento, fino praticamente ad Einstein, quando egli nel 1905 parte  con due articoli  rivoluzionari, il primo  che mette  le basi per la teoria  della relatività, il secondo per una nuova fisica atomica. A questo punto vengono  fuori una serie di concetti dove cercheremo di entrare; il primo  fra tutti  il fatto che la nostra realtà  non è tridimensionale ma è quadridimensionale e, che la variabile tempo  non è una entità separata ma è uno dei vettori  di questa quadridimensionalità.

Quindi  noi che avevamo  sempre lasciato  il tempo  come una variabile del tutto autonoma, indipendente, e tutto era misurato nello spazio, andavamo a pensare a tutti  i fenomeni come eventi che succedono nello spazio, rispetto a uno scorrere immutabile in un verso solo che si chiama tempo; questa idea dell’esistenza, perché  questa è una idea dell’esistenza e non solo della realtà  fisica, viene messa  totalmente in crisi, distrutta con un concetto che noi molto spesso diciamo  nelle cose comuni e cioè che il tempo  è relativo  e dicendo anche  che tutte le varie grandezze fisiche sono in funzione del tempo  e sono correlate però a un’altra cosa che è la velocità.

In funzione della velocità tutto varia, varia lo spazio ma varia anche  il tempo  e questo crea un panico tremendo fra i fisici, c’è una rivoluzione, pochissimi si schierano dalla parte  di Einstein, la maggior  parte infatti  dice che non è possibile che non può essere  assolutamente, e staranno così fino a quando non ci saranno le evidenze  strumentali, cosa che poi è puntualmente arrivata.

Perché  c’è stato  questo momento di grande panico,  perché  si iniziano  a dire delle cose incredibili rispetto alla fisica di allora,  si inizia a dire che ad esempio due eventi che sono simultanei, cioè che succedono nello stesso istante per un certo osservatore sono separati nel tempo  per un altro osservatore. Quindi  si inizia a dire che noi in questo momento rispetto a noi stessi ( io sono il vostro osservatore, ognuno di voi è l’osservatore che sta osservando me, siamo tutti  dentro a questa stanza), ma qualcuno dall’Universo ci sta vedendo in posti diversi in questo istante. Allora tutto questo è travolgente, crea un panico  tremendo dal punto di vista mentale, è un concetto durissimo da capire  ma ce ne è ancora un altro peggiore; come nello spazio mi muovo avanti  e indietro la stessa  cosa la posso fare anche  nel tempo; posso andare avanti  nel tempo, ma posso anche tornare indietro nel tempo, perché  il tempo  è una di quelle quattro variabili,  alla pari con tutte le altre.

Non è assolutamente vero che il tempo  va solo in avanti  e non è soprattutto vero che noi in ogni caso siamo costretti per forza a procedere in una sola direzione; abbiamo anche  capito perché  noi come esseri fisici appartenenti a questa dimensione tridimensionale ci troviamo a vivere questa esperienza di tempo. per cui c’eravamo fatti l’idea che il tempo  andasse solo in un verso e infatti  lo percorriamo in un verso solo, e siamo riusciti  a spiegarlo. Abbiamo anche  capito che questa non è la condizione universale è un caso particolare legato anche ad una certa struttura fisica del nostro corpo. Dopo andremo a vedere quali sono le implicazioni di questa cosa, perché  se noi siamo solamente questo corpo allora effettivamente percorriamo il tempo  in un verso solo, ma se la nostra persona non è fatta solo da questo corpo allora le altre parti  della nostra persona, che non sono questo corpo, percorrono il tempo  in modo diverso  rispetto ad esso.

Questo  ci dà spiegazione di tutta una serie di cose. Subito alcuni fisici reagirono ad Einstein dicendogli che questa cosa riguardava solo le particelle, ma non gli uomini. Einstein insistette in questa teoria,  e fece loro un esempio; se prendiamo una coppia  di gemelli, e ne spedisco uno in orbita e lo faccio girare  a velocità molto più elevata rispetto a quello che rimane sulla Terra, quando quello in orbita tornerà sulla Terra quando il gemello rimasto avrà 20 anni, lui ne avrà 10; con un corpo di un bambino di dieci anni e con la testa  di un bambino di 10 anni. 

E’ una teoria oggi concretizzata, infatti  gli scienziati lo hanno misurato, hanno preso delle specie animali a vita molto veloce, le abbiamo mandate in orbita facendole girare attorno alla Terra a una velocità molto più alta rispetto a quella del nostro pianeta; le hanno fatte rientrare e le hanno misurate, ed hanno constatato che la differenza di età di vita è esattamente quella prevista dalla teoria  della relatività di Einstein. Il che vuol dire che se ci avviciniamo alla velocità della luce, tanto meno per noi passa il tempo. Il limite della teoria  della relatività è proprio la velocità della luce, noi sappiamo che alla velocità della luce la teoria  della relatività non è più giusta,  sappiamo che per i fenomeni che avvengono dalla velocità della luce in poi ci sono degli oggetti di massa  che vanno a velocità maggiore rispetto a tale velocità. Oggi avendo  trovato questi  oggetti abbiamo capito che la teoria  della relatività non funziona più quando arriviamo al limite della velocità della luce. Però ci dà un’indicazione, ed esattamente è che se noi andiamo alla velocità della luce il tempo  si ferma,  se invece andiamo a una velocità superiore alla luce si torna indietro nel tempo.

Dobbiamo prenderlo più come un presagio che come una verità scientifica, perché  come vi dicevo prima la teoria  della relatività alla velocità della luce, e dalla velocità in poi non funziona più bene. E’ un’altra certezza che la massa, perciò anche  il nostro corpo, non è altro che una manifestazione dell’energia, quindi l’idea che abbiamo noi della massa  non è altro che un preconcetto, è qualcosa che il nostro cervello si è costruito sulla base dell’esperienza. Infatti la fisica moderna oggi dice che la massa, insieme al ritmo  e alla quantità di calore, non sono altro che forme di energia. Noi siamo massa, ma anche  un suono,  che sta andando in giro per l’Universo, per essere  più precisi un ritmo,  ma anche  una quantità di calore che si spande nell’Universo. Dunque non sono altro che un pezzo di energia.

Questa  energia, tra le altre cose obbedisce alle teorie relativistiche, La nostra presenza provoca  una grande quantità di energia, che si manifesta come grandi masse in grado di deformare anche  lo spazio, fa si che questo non obbedisca più alle leggi così come siamo abituati a vederle nella fisica classica, quello che è dritto si curva; se io ho una grande concentrazione di massa  e c’è un raggio di luce che sta passando gira, piega non va dritto, e questa è una cosa che ormai  abbiamo misurato in maniera molto perfetta perché  abbiamo mandato dei telescopi fuori in orbita ( per evitare  gli squilibri della nostra atmosfera) e proprio da fuori siamo andati a misurare la luce che ci arriva  dalle stelle lontane e ci siamo accorti che questa non corrisponde alla loro posizione; e inoltre abbiamo visto quali sono gli effetti del nostro campo  gravitazionale rispetto alla propagazione della luce, o alla propagazione dell’energia o dello spazio in generale. Da qui abbiamo visto anche  gli effetti dei famosi buchi neri, a questo punto dobbiamo approfondire la discussione perché  non possiamo parlare di universi paralleli se prima non abbiamo capito cosa è un buco nero.

I buchi neri credo che siano uno dei punti fondamentali del discorso perché  sono un punto dove ancora oggi stanno lavorando a livello scientifico. Non è possibile pensare ad una teoria  dell’universo che ci dia spiegazioni di quello che noi osserviamo all’interno dell’universo, se pensiamo a questo come un sistema unico isolato.  In altre parole  l’unica teoria  dell’universo che sta ancora in piedi, è la teoria  del “Boostreping”; essa sta in piedi perché  vede una infinità di universi tutti  collegati tra di loro, dove guarda caso il punto di passaggio da un universo a un altro è un buco nero.

Il buco nero è un ammasso così forte di una quantità di massa  in uno spazio così piccolo, che se questa massa è infinita, la luce che gli passa vicino oltre a piegare  è attratta così fortemente da che una volta che vi entra dentro non ha più la possibilità di uscire in nessun modo perché  è intrappolata nel buco. Ed è proprio così che gli è stato  dato la denominazione di “buco nero”, perché  non lo possiamo vedere, ma notiamo che tutto quello che gli si avvicina viene risucchiato. La domanda che nasce spontanea dopo aver discusso questa teoria, è quella di chiedersi dove va a finire tutta la “roba” che ci finisce dentro.

Ovviamente questa finisce in un altro universo; infatti  dobbiamo pensare ai buchi neri come a delle finestre da dove riceviamo energia proveniente da un altro universo che ci è attaccato dietro. Quando qualcosa arriva  troppo vicino a questa porta di ingresso viene catturato e passa dall’altra parte, e guarda caso da lì non può più uscire;  ma potrà tornare da noi? Si, perché  anche  noi a nostra volta siamo un buco nero di un altro universo, e forse non di un solo universo ma di più altri universi. Allora da questo punto di vista tutti  gli universi sono collegati tra di loro, ed esistono dei punti di passaggio che permettono alla materia, ma anche  all’energia, a tutto, di passare da l’uno all’altro. Questa  è una considerazione molto importante perché  la riprenderemo anche  per considerare che cosa significa sugli altri piani e non solo dal punto di vista scientifico. Certamente per noi è importante dal punto di vista concettuale della fisica teorica.

Tornando ai discorsi  iniziali, perciò alla fisica deterministica di Galileo, quello che fa fare Einstein a tutti  gli scienziati nel superare appunto questa visione è il passaggio da una condizione nella quale 1+1 fa sempre 2 per forza, a una situazione nella quale bisogna affidarsi alla teoria  delle probabilità, per cui di fronte  a certe situazioni se io ne creo una ho una certa probabilità che succeda  un certo evento.  Però non ne ho la certezza,  ho solo la probabilità che questo evento succeda, e tento  più le condizioni sono stringenti, tanto più che la probabilità sale e diventa tendente a uno; però ci sono dei limiti rispetto ai quali noi non possiamo misurare questo, strumentalmente e questo in fisica è quello che viene chiamato principio di indeterminazione, cioè quando noi osserviamo questo mondo così piccolo o così grande non ci troviamo nella stessa  condizione nella quale noi possiamo osservare lo stesso oggetto,  io di questo oggetto posso determinare perfettamente le sue dimensioni, posso definire esattamente la sua posizione, posso definire esattamente la sua velocità relativa  rispetto a me osservatore, rispetto a un’automobile è la stessa  cosa, basta  che ho uno strumento di misura sufficiente, però posso definire esattamente le sue dimensioni, la sua velocità , la sua direzione e la sua massa.

Questo  non è vero nel campo delle particelle, così come non è vero nel campo  dell’astrofisica. C’è un principio di indeterminazione che mi vieta questo, che mi dice che al di sotto di un livello di misura, se vogliamo conoscere esattamente la massa  di questo oggetto,  che poi vorrebbe dire conoscere esattamente la sua energia, non possiamo conoscere esattamente la sua velocità e direzione. E d’altra parte  se vogliamo misurare, invece, esattamente la velocità e direzione non puoi conoscere la sua massa. Questo  è un principio fondamentale perché  vuol dire che non possiamo più avere una visione deterministica, sicura,  certa di ciò che ci circonda, dobbiamo accettare per forza il fatto che dobbiamo affidarci  a delle leggi e dobbiamo costruirci dei modelli per poi fare delle misure e nel momento in cui facciamo  queste misure parziali  e tutti  i conti ci tornano, diciamo  che questo è vero.

Ed è quello che stiamo facendo,  giorno dopo giorno,  nella fisica moderna, ed è una fisica dove tutte le leggi sono in funzione della probabilità, anzi c’è qualcuno che sta ipotizzando qualcosa di ancor  più rivoluzionario di questo; e cioè che le leggi non sono immutabili nel tempo, ma che le leggi evolvono, per cui in realtà  il Dio Creatore sta creando l’universo, questo il concetto di fondo. La Creazione non è un fatto del passato, ma un fatto del presente, Dio sta ancora creando, adesso,  l’universo e le sue leggi non sono state  definite una volta per tutte, le sue leggi continuano a evolvere giorno  per giorno;  i fisici stanno arrivando a questa realtà  in una maniera impressionante.

Tornando ancora indietro alla fisica, ci possiamo chiedere se il nostro corpo è energia, perché  non riusciamo a passare in mezzo ai muri?  In realtà  non possiamo fare questo perché  la meccanica quantistica ci fa capire come nel momento in cui la nostra massa  ha una certa situazione, i nostri elettroni, cioè la parte  superficiale di questa materia, viaggiano  a una velocità così elevata,  per la quale si crea una specie di muro,  e la stessa cosa succede  nel resto della materia. Ad esempio se io ho una ruota della bicicletta, ed è ferma,  io riesco tranquillamente con il mio dito a passare tra un raggio e l’altro, ma se faccio girare  molto velocemente la ruota della bicicletta se provo a mettervi il dito mi faccio male.

La stessa  cosa più o meno sta avvenendo con questa cassa acustica, io non posso entrarci dentro perché  gli elettroni superficiali stanno viaggiando ad una velocità di 900  Km al secondo, e quelli miei superficiali altrettanto, quindi picchio e non entro. Questo,  però, non vuol dire che la materia è impenetrabile, vuol dire che la materia in queste condizioni è impenetrabile; ci sono altre condizioni in cui la materia è perfettamente penetrabile, ad esempio questo ce lo fa capire Gesù. Il Gesù prima di morire è esattamente come noi, il Gesù risorto passa tranquillamente attraverso ai muri. Eppure è fatto di materia, tant’è che si ferma  pure a mangiare con i suoi, si fa toccare; dunque ha un corpo materiale e lo dice apertamente proprio perché  non vuole che ci siano equivoci.

Infatti dice :” Guardate, io non sono un fantasma:”. Egli è di materia, però quel tipo di materia è un po’ diversa  da quella del nostro corpo, anche  se il corpo di Gesù si porta  tutta la storia  della sua vita dietro, perché  come sappiamo ha le Stigmate, i segni di tutta la sua passione incisi su quel corpo materiale e tutti  li possono vedere. Però quel corpo del Cristo risorto è formato da un tipo di materia che sicuramente ha delle caratteristiche diverse rispetto alla materia a cui noi siamo abituati. Noi spesso ci dimentichiamo che la nostra persona contiene anche  un corpo di questo tipo, chiamato corpo “Astrale”. C’è un ulteriore area di ricerca  di cui vi voglio parlare, e la quale seguo da vicino, che nasce dai lavori di Goffrey Ptchu,  e di un altro fisico italiano che mi onoro  di nominare fra i miei amici, ed è Tullio Regge.

In pratica si tratta del discorso della matrice di simmetria S. C’è un aspetto di questa matrice che voglio mettere in luce. La matrice S si chiama così perché  è una matrice di simmetria, è una matrice importantissima nella storia  della fisica, perché  quando Goffrey e poi Regge, riuscirono a definirla in maniera precisa, saltarono fuori una serie di particelle che non conoscevamo ancora, per cui grazie a questa matrice furono  predette una serie di particelle che dovevano  per forza esistere. Tra le altre cose proprio una di queste ha fruttato il Premio Nobel alla Rubbia.  Una delle conseguenze dell’esistenza di questa matrice e della sua capacità di spiegare l’universo così come le cose piccole, (questo è uno degli altri aspetti di questa matrice di simmetria è che la possiamo applicare sia ai grandi corpi celesti che alle particelle piccoline) è il principio che noi chiamiamo della causalità.

E’ un principio che afferma  che l’energia e la quantità di moto sono trasferite nello spazio solo mediante particelle, e che questo trasferimento implica che una particella può essere creata  in una reazione e distrutta in un’altra solo se la seconda reazione avviene dopo la prima. In pratica è una versione del tutto scientifica di due cose messe insieme, e cioè che anche  in fisica c’è un principio universale che vale in tutto l’universo, che vale nello spazio enorme, così come nelle particelle più piccole che è il principio di causa effetto. E che però perché  questo principio possa manifestarsi bisogna  che ci sia un mezzo che permette la propagazione dalla causa all’effetto.

Cioè che causa ed effetto non sono due eventi disgiunti, che in ogni caso anche  se c’è la causa salta fuori per forza anche  l’effetto, ci vuole un mezzo ( nel nostro caso una particella, visto che si parla di fisica), che mi permette di portare questa reazione dallo stato  di causa allo stato  di effetto. Al che a questo punto tornando sulla teoria  della relatività ci aveva detto che per un osservatore un evento succede  prima, e un evento dopo, e magari  per un altro osservatore è il viceversa, allora riapplichiamo questa cosa al principio della causa-effetto, e quello che per un osservatore era la causa, e dall’altra parte  l’effetto conseguente, per un altro osservatore è viceversa.

Quante volte noi pecchiamo di superbia, se pensiamo a queste cose, se le trasferiamo sul piano  spirituale è tremendo; quante volte noi ci arroghiamo il giudizio basandoci su una certa percezione di causa effetto, per cui quella è stata  la causa,  questo è stato  l’effetto che io ho visto. E non ci rendiamo conto che così è solo perché  noi siamo stati osservatori da un certo punto di vista ma che per qualcun altro potrebbe essere esattamente l’opposto.

Significa che i fisici sono arrivati a dire qualcosa che le teorie fondamentali delle filosofie orientali è da millenni che dicono e cioè la realtà  non esiste, o se esiste è oltre e al di fuori delle nostre possibilità; noi non possiamo misurare la realtà, possiamo conoscere in senso biblico, nel senso che la viviamo, la sperimentiamo, ci siamo immersi dentro, però quello che noi viviamo, sperimentiamo, non è la realtà  che essa è molto di più.

Questo  fatto è molto importante perché  per noi vuol dire che non dobbiamo mai peccare di superbia, non possiamo pretendere di essere  deterministi, dobbiamo sempre lasciare  la nostra mente aperta, come fisici, ad una ricerca  continua, ed avere sempre centomila possibilità; anche  perché  a livello scientifico ci accadono sempre le cose più strane, ci vengono  fuori delle cose che non avevamo  previsto, delle situazioni totalmente anomale che ci obbligano a rivedere tutti  i nostri concetti, e come ho già detto  non è che demoliamo tutto, ma allarghiamo la nostra esperienza in cerchi concentrici, passo dopo passo. 

Un’altra osservazione fatta da alcuni fisici riguardava il motivo per il quale tutte le costanti universali che pian piano abbiamo accumulato sono sempre composte da numeri stranissimi; o sono dei numeri enormi, tipo la velocità della luce, oppure dei numeri piccolissimi non c’è mai un numero normale, per esempio, una costante che vale 3,5; e allora qualcuno si è chiesto  :” Se l’universo è progettato in questa maniera ci sarà un perché!  Prendiamo la nostra matrice di simmetria che ci permette di simulare il comportamento dell’universo e cambiamo i valori alle costanti universali e vediamo  che universo salterebbe fuori:”

E si sono messi lì a giocherellare, naturalmente dotati di un bel super  computer per fare tutte queste simulazioni; che cosa è saltato fuori, per tutto un insieme di valori non ci sarebbe stato  universo, per altri invece ci sarebbe stato  un universo simile al nostro, che sarebbe stato  in grado di ospitare una forma di vita come la nostra; la successiva domanda è stata  perché  il Padre  Eterno ha scelto determinati parametri invece di altri; analizzando tutte le variabili  è stato  scoperto che l’insieme delle costanti universali che noi conosciamo è l’unico che rende  massima la probabilità di nascita delle stelle e siccome ogni volta che nasce una stella, nell’universo, sta nascendo una vita, il Padre  Eterno ha progettato l’universo per il massimo della pienezza  di vita.

A questo punto, se uno scienziato onesto  affermerà che sicuramente esiste la vita negli altri universi; uno scienziato onesto  non può usare  principi e leggi in tutti  i settori e dopo quando arriva  in un discorso particolare che a lui non va a genio cambiare le regole del gioco. Bisogna applicare dappertutto sempre le stesse regole; se ci mettiamo a calcolare  quante sono le probabilità che possa esistere la vita nell’universo otterremo un numero così vicino ad uno che è pressappoco una certezza. 

Se invece in realtà  non esistesse niente sarebbe un’ottima dimostrazione scientifica dell’esistenza di Dio, perché  avremmo trovato un caso nel quale una probabilità, che è quasi una certezza,  è errata, e non riusciremo a trovare nessuna spiegazione razionale a questo errore se non tramite un intervento soprannaturale, cioè qualcosa che va al di là delle leggi della natura.

La nostra attuale visione dell’universo è molto ampia  e ogni giorno  vengono  scoperti nuovi pianeti, grazie a nuove tecnologie che ci permettono di misurarli (notate bene che fino ad oggi eravamo riusciti  a misurare solo le stelle perché  i pianeti non li vedevamo). I dati che abbiamo raccolto  sono sufficienti per dire che, non solo c’è altra  vita nell’universo, ma che le probabilità che ci sia un’altra stanza uguale a questa, dove ci sono le stesse persone che, in questo momento, stanno ascoltando un signore  che sta parlando di queste cose sono ancora così elevate che è quasi certo che da qualche parte  in qualche universo questa cosa sta realmente accadendo.

Alcuni giorni fa i nostri amici di Napoli hanno fatto una scoperta pubblicata a livello mondiale, dai meteoriti arrivati sulla Terra qualche milione  di anni fa hanno tirato fuori dei batteri e questi  hanno ripreso a vivere; tra l’altro mi ha anche  turbato, perché  questi  batteri che sono molto simili ad alcuni già conosciuti da noi sono comunque diversi da tutti  i batteri che già noi conosciamo e l’idea di riportare in vita dei batteri di cinque  milioni di anni senza sapere le conseguenze mi ha lasciato  un attimo perplesso.

Al di là di questa visione un po’ negativa della cosa, rimane un dato di fatto, abbiamo riportato alla vita “pezzi di vita” che ci sono arrivati dall’universo milioni di anni fa, quando secondo le teorie ufficiali noi manco  esistevamo. Questa è una conferma precisa  che esiste vita nell’universo, magari  solo a livello di batteri, ma visto che fino a l’altro ieri mi dicevano  che non esisteva  nemmeno a questo stadio,  intanto hanno dovuto  fare un passo indietro, almeno a questo livello; io comunque contesto tutti  i miei colleghi quando mi dicono che non c’è evidenza  di vita nell’universo, io dico loro che devono fare il ragionamento opposto, le probabilità ci dicono il contrario, non dobbiamo andare a cercare  la vita perché  è certo che c’è, dobbiamo andare a cercare  se esiste qualche ragionevole motivo per il quale essa non ci debba  essere;  questo è un atteggiamento serio dal punto di vista scientifico, non posso cambiare le regole, del gioco, solo perché  mi dà fastidio  l’idea che esista vita nell’universo, questo è un atteggiamento sicuramente poco scientifico.

Vediamo adesso  alcune  conseguenze sui piani spirituali delle cose di cui abbiamo parlato.

Il piccolissimo e l’enorme si incontrano, perché  esiste una unità  indissolubile di tutte le cose; ciò significa che nell’universo nulla è isolabile,  facciamo  parte  di una realtà  concatenata, anche  il nostro pensiero umano si trova in questa situazione e allora un fenomeno che dobbiamo rivalutare in maniera totalmente nuova è la telepatia; essa non è la capacità di trasmettere il pensiero da un individuo ad un altro, ma un enorme forza che ci lega a tutto l’universo, perché  noi siamo parte  integrante e collegata  a tutto l’universo.

Quello che passa per la nostra mente non è frutto esclusivamente della nostra volontà,  ma di ciò che accade in tutto l’universo, in più aggiungo  che l’evoluzione umana non dipende solamente dalle nostre scelte, non siamo noi che determiniamo l’evoluzione umana e non dipende nemmeno dalla Terra,  ma è l’intero universo che determina le condizioni della nostra evoluzione e viceversa noi siamo elementi fondamentali per l’evoluzione degli universi ai quali siamo collegati. Questo  è uno dei motivi per il quale gli extraterrestri si preoccupano per quello che stiamo combinando, infatti  le conseguenze di ciò che facciamo  e pensiamo non si fermano alla Terra ma vanno in giro per gli universi.

Un’altra conseguenza, per me formidabile, è che se il piccolo contiene il grande e il grande contiene il piccolo, detta  all’orientale, allora nessuno ha la verità in tasca, è una conseguenza inevitabile proprio perché  legata a quella nostra impossibilità di misurare concepire e realizzare la realtà, dunque la verità è il frutto  di una continua ricerca  e di una continua approssimazione, ma nessuno può venire da me e dire di possedere la verità;  ciascuno può avere frammenti di verità, ciascuno un pezzo della luce ma nessuno ha l’intero spettro della Luce.

Tutto il creato  è in evoluzione, per il momento, cioè le leggi non sono costanti ma si evolvono nel tempo, se io rivisito questo concetto da un punto di vista spirituale dico che per me è già una verità perché  mi risponde al principio dell’opera creatrice, dove il Creatore stesso va avanti  nella sua opera  in maniera continua e costante. Quando nell’antico e nel nuovo testamento leggiamo che i grandi profeti  ci parlano di un Dio che è il Signore dei viventi, ci viene data una sintesi  verbale  di questo sistema, dove la vita continua ad andare avanti e tutto è dinamico; non c’è niente di statico, le dimensioni dello spazio e del tempo  sono tutte integrate tra di loro, per cui noi stessi nella nostra vita viviamo più esperienze parallele, perché  abbiamo stati di coscienza diversi in situazioni diverse. 

Molte persone vivono sulla propria pelle fenomeni che non riescono a spiegarsi razionalmente ma che rispondono a questa logica. Noi non siamo tridimensionali, come la nostra esperienza materiale ci porta  a credere, ma siamo invece quadrimensionale, cioè apparteniamo ad una dimensione di tipo diverso.  Sicuramente il nostro corpo fisico ha dei vincoli, dei quali non parlo per mancanza di tempo, ma questo discorso non è valido per il nostro corpo Astrale che, per esempio, può attraversare il tempo  come vuole; se imparassimo a convivere  con esso riusciremo a ricordare le nostre esperienze passate, in più avremo  la capacità di prevedere il futuro; con questo non è vero che è già tutto determinato e scritto, perché  rimane sempre immutata la condizione del libero arbitrio, in quanto è un problema di osservatori diversi per cui io ho comunque la libertà di decidere di me stesso e del mio futuro. Un ulteriore conseguenza riguarda la reincarnazione. Io continuo a sostenere che la reincarnazione non esiste, perché  esiste l’incarnazione eterna.

Noi siamo stati creati una volta per tutte al momento della creazione e siamo stati fatti a immagine e somiglianza di Dio, perché  ci proiettiamo all’infinito. Il nostro è il Dio dei viventi, non siamo mai morti  siamo solamente passati di stato  in stato;  anche  qua Gesù cerca di aprire la mente ai suoi discepoli, facendogli vivere un’esperienza di questo tipo, seleziona solo quelli che per il cuore, Giovanni  e Giacomo, o per necessità, Pietro,  devono vivere questa esperienza. Li porta  sopra  il monte, si trasfigura e incontra Elia e Mosè, che sono lì, vivi e discutono con Lui, non dei massimi sistemi ma di quello che dopo pochi giorni sarebbe successo  a Gerusalemme; in sostanza fanno una riunione operativa di lavoro, sul progetto di salvezza del Padre  Eterno.

Non so se vi rendete conto del loro reale valore, e Gesù lo fa vivere in maniera reale al punto tale che Pietro,  che è il più materiale, il meno  preparato dal punto di vista emotivo,  è talmente estasiato che dice “ Signore facciamo  tre tende  e passiamo qua la notte  “, Gesù gli risponde” Non sai di cosa stai parlando”. Pietro  non aveva capito, ma Gesù in quel momento stava facendo vivere la realtà  del Dio dei viventi che va al di là del giorno e della notte, perché  è la situazione di questa dimensione globale rispetto alla quale noi abbiamo sempre difficoltà di accettazione.

Un altro degli elementi fondamentali, dal punto di vista fisico è il principio di causa-effetto, nel suo connotato generale, cioè non solo riguarda gli uomini, ma esteso a tutto il mondo fisico e questo ci è confermato sia dalla fisica relativistica che da quella quantistica nonostante il nuovo concetto di tempo; avvalorando così quello che hanno sempre detto  tutte le religioni,  per non parlare di contattisti come Eugenio Siragusa, Giorgio Bongiovanni ecc.

Io, da cristiano, vi invito ad andarvi a rileggere  il discorso della montagna, pensando che la verità è oltre, e andate a rileggervi anche  la Genesi, valutandola sempre da questo punto di vista, vedrete allora che tutto quel discorso sull’immagine e somiglianza con Dio acquista un significato totalmente diverso  e dal Dio dei viventi passeremo al Dio che è con noi, con questo non voglio dire che noi siamo Dio, però Egli è con noi e noi possiamo contenerlo come Lui ci contiene, perchè  noi siamo in una struttura complessiva del Creato dove il piccolo contiene il grande e dove il grande contiene il piccolo, esattamente come vi ho detto  poco fa, parlando della fisica e non della Teologia; l’infinito contiene il minuscolo, ma anche  il minuscolo contiene l’infinito, Iddio ci contiene tutti  nel suo grande Amore ma ciascuno di noi se è aperto all’Amore può contenere Dio al suo interno, l’intero Dio non un pezzo.

Comunque in tutta questa visione la vita è un processo di creazione continua, che abbraccia tutti  gli universi possibili,  e questa è una dimensione fondamentale della creazione, essa prescinde dalle materialità, dalle forme di espressioni, dalle manifestazioni e così via. Io non entro  nel merito dei vari contattisti e delle persone che in qualche maniera portano delle testimonianze, ci posso credere o non credere, a seconda dei casi, il mio atteggiamento normale è comunque lo scetticismo, atteggiamento tipico di uno scienziato; però sono costretto dall’evidenza scientifica a dire che la vita esiste sicuramente e che quindi dobbiamo partire da questo punto di vista.

Concludo  qua tutto il mio discorso, con la mia solita citazione che è quella di Albert Einstein, che poi era anche il mio punto di partenza; molti si sono chiesti se Einstein credeva  o no, in realtà  quando gli chiesero se credeva  in Dio lui rispose  che era un problema troppo grande per il suo povero cervello, quindi nessuno ha mai saputo se credeva; io dal mio punto di vista sono convinto che egli fosse un grande credente, perché  ci ha lasciato  una frase che secondo me è tipica di una persona che ha tantissima fede, questa frase dice: ”La scienza senza la religione è zoppa, ma la religione senza la scienza è cieca”.

Milano, 20 maggio 2001
Relatore: Gian Piero Abbate