Riflessioni sulla Eucarestia

La “comunione” d’intenti, lo stare assieme, il fare comunità è un pre-requisito per l’intervento di Cristo. Gesù opera quando la comunità è già raccolta a festeggiare la Pasqua. Ciò che Lui porterà è una nuova Pasqua, ma lo stare assieme a livello umano è ben diverso dall’essere “uno” come Lui ci propone. Però anche lo stare assieme come semplice incontro tra persone ha un suo valore, ed è da questa situazione che Gesù inizia ad operare.

prese il pane

Il pane nasce dall’unione dell’acqua con i chicchi di grano frantumati, simbolo della nostra via: dobbiamo lasciarci morire come singoli chicchi per costituire una unica farina, da impastare con l’acqua, che è il Cristo, sorgente di Vita. Il pane è un cibo di base, umile, per tutti.  

pronunziata la benedizione

Non sappiamo la formula usata da Gesù, ma questo poco importa. L’importante è che viene formulata una benedizione che può essere simultaneamente interpretata sia come ringraziamento del cibo, cosa che ognuno di noi deve sempre fare a tavola, sia come richiesta che questo pane assuma un valore diverso, cioè si trasformi nel Corpo di Cristo. Analogamente verrà fatto per il vino.

lo spezzò

Spezzare il pane significa farlo morire come entità unica, per poterlo distribuire. Così come Gesù spezza il pane, altrettanto spezzerà sé stesso, attraverso la morte in croce, al fine di potersi distribuire a tutti noi. Il dono totale di sé è già presente in questo atto premonitore.

lo diede loro

Gesù si offre alla sua comunità. È Lui che si dona, come atto d’amore unilaterale, ma non per tutti.

dicendo: “Prendete, (MT: Prendete e mangiate)

Prendete (e mangiate) significa trasformare il pezzo di pane, cioè il Cristo che si offre a noi, in nostra sostanza, in alimento. Questo ci dona la forza per andare avanti, ma è anche il simbolo dell’ingresso di Cristo in noi: Lui entra in noi e resta in noi, se lo vogliamo. Per contro ogni alimento viene metabolizzato e si trasforma in un pezzo di noi, quindi noi ci trasformiamo un poco alla volta in Cristo, se continuiamo a nutrirci di Lui.

questo è il mio corpo”.

Corpo di Cristo come unità nella diversità, come Chiesa dei credenti, come unica pasta di pane ricavata dall’unione dei credenti con Lui: attraverso la nostra morte si genera il Corpo di Cristo, che è una entità reale, non solo spirituale. Il corpo di Gesù verrà sacrificato attraverso la croce, sacrificato nei due possibili significati, cioè offerto al Padre e reso sacro. Offrirsi al Padre significa accettare di essere macinati per perdere la propria volontà e fare la Sua; per contro questo significa diventare “uno” con il Padre, che è la massima aspirazione per ciascuno di noi. Rendere sacro il corpo significa passare dalla morte alla Vita, attraverso la Resurrezione, che diventa a noi accessibile solo se sapremo rendere “sacro” il nostro corpo (resurrezione dei corpi e non solo delle anime).

Poi prese il calice

Anche il vino è frutto di tanti chicchi frantumati e lasciati fermentare. L’analogia con il pane è forte. Però in questo caso il processo è diverso. L’acqua, il Cristo, è già nei chicchi, ciò che trasforma il mosto in vino è la fermentazione, simbolo del processo di trasformazione che ciascuno di noi deve vivere per far parte del vino. La fermentazione è la conversione, ciò che permette a noi di diventare nuove creature, l’uomo nuovo.

rese grazie

Del tutto analogo alla benedizione del pane.

lo diede loro e ne bevvero tutti.

In questo caso non serve spezzare perché il simbolo è diverso. Mentre il pane è nostro nutrimento, il vino è nostra allegria, nostra felicità, nostro dissetante. Berlo significa ritrovare il gusto della vera Vita, ma anche scoprire “l’ebbrezza” che proviamo quando sappiamo di fare la Sua volontà. È un senso di gioia e di felicità che è molto simile all’effetto del vino. Altro aspetto importante è che ognuno mangia un pezzo diverso del pane, anche se il pane è unico, mentre tutti bevono lo stesso vino. Ad ogni persona viene dato il sostentamento che gli necessita, ed ogni persona troverà la sua via per assomigliare sempre di più a Gesù, per interiorizzare sempre più il Cristo, mentre la conversione, legata al vino, è uguale per tutti, il passaggio attraverso la morte e la resurrezione è identico per tutti. È da notare che la resurrezione è un processo e non un evento, come molti credono, è come un processo chimico dove goccia a goccia si aggiunge un reagente sino a che la concentrazione supera il valore critico ed avviene la reazione: tutti puntano gli occhi su questo evento finale, mentre sarebbe bene pensare a tutto il processo che si svolge prima. È per questo che, da una parte, Gesù parla di “resurrezione dei corpi” e non “dei morti”, mentre dall’altra di “Dio dei viventi” e non “Dio di tutti” o “Dio dei morti”.

E disse: “Questo è il mio sangue

In questo caso il sangue è sia simbolo sia contenuto. È simbolo del sangue dell’agnello sacrificale, secondo la tradizione pasquale ebraica; ricordiamo che Pasqua significa passaggio, e l’agnello veniva immolato per celebrare il ricordo del passaggio del mar Rosso e del deserto. Ma ora l’agnello è Gesù, e il passaggio è la nostra resurrezione, resa possibile attraverso la Sua morte e resurrezione. Quindi il sangue diventa simbolo di Gesù agnello immolato al Padre per noi. Ma il sangue non è solo simbolo, ma anche sostanza, contenuto. Il nostro sangue scorre per tutto il corpo e tiene in vita l’intero organismo. Se non arriva più sangue, quel pezzo di organismo non irrorato và in cancrena. Parimenti il sangue di Gesù diviene il sangue del Corpo di Cristo, che scorre in tutto il corpo e lo tiene in vita. Non solo, è anche il mezzo che distribuisce a tutti la forza derivante dal “pane”, una volta che questo sia metabolizzato. Emergono i due livelli di rapporto con il Cristo risorto, uno di tipo personale, attraverso il pane, l’altro di tipo comunitario, attraverso il vino.

il sangue dell’alleanza

Il sangue della antica Pasqua ristabiliva l’alleanza con Dio, così come il sangue di Cristo ristabilisce l’alleanza con il Padre. C’è però una grande diversità: mentre la prima alleanza era tra un popolo e il suo Dio, questa nuova alleanza è per tutti i popoli e riguarda le moltitudini ed i singoli, perché innesca il processo del passaggio attraverso la morte e resurrezione, che riguarda tutti noi in questo momento di costruzione del Regno.

versato per molti.

Non dice “versato per tutti”, ma versato per molti, quindi non tutti saranno salvati, e Gesù ne è perfettamente cosciente. Anche tra i discepoli avverrà questo, visto che Giuda è presente e lo deve ancora tradire.

In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”.

Per capire la frase bisogna capire chi è “io”, altrimenti si può commettere un grave errore di giudizio. Io è Gesù, come uomo, che ha la coscienza della morte e resurrezione che lo aspetta, ma che sa già anche lo sviluppo futuro della storia. Come risorto mangerà pane e pesci, ma non berrà vino, e questo a livello fisico, ma la frase va oltre questo dettaglio. Si parla difatti di un vino nuovo, nel regno di Dio, e quindi si fa riferimento a ciò che ci descrive l’Apocalisse. Il vino nuovo è la futura alleanza che si instaurerà con l’avvento del Regno e dei 1000 anni di pace, dove 1000 significa molti; questo evento si manifesterà con il Suo ritorno tra noi, e sarà solo allora che Gesù tornerà a bere il vino. Tra le tante considerazioni che si potrebbero fare, ce n’è una di fondamentale: la passione di Gesù Cristo resta in atto per tutto questo periodo che ci porta all’avvento del Regno, e questo è uno dei perché Lui non può più bere il “vino”.

E dopo aver cantato l’inno

La cena termina cantando l’inno che unisce la comunità. Alcuni spunti: Gesù canta, utilizzando il canto come strumento di unione, come carica emotiva ai suoi, come preghiera. Si canta tutti assieme qualche cosa di noto a tutti. Infine si canta un inno, cioè un simbolo della propria identità.  

uscirono verso il monte degli Ulivi.

Gesù si avvia alla sua passione, che è strettamente collegata a quanto ha appena fatto e detto. Però i suoi discepoli lo lasceranno solo, ed uno lo tradirà. Questo ci deve far riflettere, perché associare al rito eucaristico valenze magiche è una delle tentazioni continue dei credenti. Viceversa l’Eucarestia è il culmine di un processo sempre in atto i cui risultati raramente sono immediatamente visibili e spesso si vedono solo nel lungo periodo, perché è dai frutti che si giudica l’albero, ma i frutti hanno il loro tempo per maturare.

RIFLESSIONI FINALI

1COR11,26: Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.  

GV 6,43-70: Gesù rispose: “Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.  Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Abbate Gian Piero


Brani di riferimento  

MC 14,22-26: Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

MT 26,26-30: Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.  

LC 22,14-20: Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,  

LC 22:15 e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.

GV 6,43-70: Gesù rispose: “Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.  Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.  

AT 2,41-47 Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.  

AT 20,7-12: Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: “Non vi turbate; è ancora in vita!”. Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.  

AT 27,27: Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell’Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l’impressione che una qualche terra si avvicinava.  

AT 27,33-36: Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: “Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa, senza prender nulla. Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto”. Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si sentirono rianimati, e anch’essi presero cibo.

1COR 11,23-26: Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.