Nota fondamentale a ricapitolazione.
“Esiste un desiderio umano di Dio; ma esiste pure un desiderio divino dell’uomo. Dio è l’idea Suprema, l’interesse supremo ed il desiderio supremo dell’uomo.
Il problema di Dio è un problema umano. Il problema dell’uomo è un problema divino. L’uomo è la controparte di Dio e il Suo prediletto, da cui Dio attende di essere riamato.
L’uomo è l’altra persona del mistero divino: Dio ha bisogno dell’uomo. È volere di Dio che esistesse non solo Egli stesso ma anche l’uomo: l’Amante e l’Amato.” da Wrestlers with Christ di Karl Pfleger.
Potremmo utilizzare questa semplice frase per comprendere l’essenza più pura e semplice di una verità che è sotto gli occhi di tutti da sempre.
Abbiamo trattato degli aspetti del controllo della mente e dell’uso appropriato del pensiero e anche del percorso possibile per creare in noi una fase di silenzio progressivo che ci consente di entrare in uno spazio di solitudine dove ritrovare il contatto con il nostro Sé Superiore o spazio Divino nell’unità.
Ci siamo concentrati sul processo meditativo, sull’illuminazione e sulla contemplazione.
Tutte queste tappe ci permettono di crescere in fluidità e poter così attraverso altre situazioni, ri-entrare nella consapevolezza dell’Essere.
Parliamo spesso dell’Essere, ma ci piacerebbe qui, dare una piccola mappa a tappe per comprendere meglio la “via dell’Essere” e come realizzarla e a questo fine utilizziamo un percorso spesso utilizzato in Cristianità, ma forse ancora non così chiaro e limpido.
Si tratta del percorso metaforico che ha vissuto Gesù e sul suo significato nella nostra realtà.
Questi avvenimenti sono riproposti nella vita anche di vari dei solari della storia antica. Iside in Egitto, come Maria di Betlemme, era Madre di Dio e Regina del Cielo: in piedi sulla luna crescente, con una corona di stelle.
E Maria tiene in braccio Gesù bambino, così come Devaki tiene in braccio Krishna o Semiramis che ha una corona e il bimbo Tammuz sulle ginocchia, ed altri.
Così come le date delle principali ricorrenze cristiane sono date legate a festività pagane.
Quindi in molte antiche civiltà ritroviamo vari riferimenti e similitudini alle immagini cristiane e scegliamo il percorso di Gesù perché è quello maggiormente documentato e più vicino alla cultura occidentale e maggiormente visibile.
Con le semplici parole “ognuno segua le mie orme” Gesù ci ha lasciato il tracciato di un “sentiero piccolo e stretto”.
Si tratta di un sentiero poco battuto ed essenziale per raggiungere l’unità o unificazione, nella consapevolezza di uno stato di dualismo indispensabile allo sviluppo dell’uomo.
E sottolineando la lotta tra l’uomo materiale e l’uomo spirituale, riuniti in un solo corpo e nella stessa persona al fine di ottenere dei due, un solo uomo nuovo, distruggendo in se stesso l’inimicizia (Come ci dice San Paolo).
Quindi ognuno di noi deve fare “di due un uomo nuovo” e riconciliarli tra loro, perché “essere” è unità e sintesi.
Quello che ci viene chiesto è di “essere semplici viandanti sulla via della consapevolezza”.
L’intero processo è felicemente espresso con la stessa vita di Gesù e con dei passaggi essenziali che possiamo anche definire “iniziazioni” o semplicemente “espansioni di coscienza”.
I 5 iniziazioni del processo evolutivo
Sono questi i 5 misteri o iniziazioni per cui ognuno di noi deve passare.
1 – la nascita (a Betlemme)
2 – il battesimo (nel Giordano)
3 – la trasfigurazione
4 – la crocifissione
5 – la resurrezione
Non ci addentreremo in profondità in ogni mistero ma ci limiteremo a trattarne gli aspetti essenziali per offrire uno strumento concreto da approfondire ed utilizzare secondo le modalità di ognuno, seguendo il proprio sentire e la propria intuizione.
Come è normale, data la versatilità delle possibili esperienze di ognuno, proponiamo un obiettivo e una linea guida e ognuno ci metterà ciò che più sente suo se si riconosce con questo processo evolutivo.
Seguendo l’esempio di chi ci è già passato e si è realizzato, si può apprendere il significato di realizzazione, ma solo l’esperienza compiuta su di sé ci darà la comprensione dei dogmi e delle regole di certi percorsi e attraverso l’applicazione pratica di quei principi a noi stessi che diverremo espressione di una vita vissuta in maniera “divina”.
La Nascita
La nascita (a Betlemme, la casa del pane per divenire pane di vita) è il percorso attraverso il quale l’uomo riesce a manifestare “il Cristo bambino” racchiuso dentro di sé.
La nuova nascita è la manifestazione di ciò che nell’uomo ha subito una lenta gestazione. È il germe del divino vivente, che sempre è stato presente sebbene nascosto, in ogni essere umano che esplode nella consapevolezza di essere umani e divini.
Quindi la nuova nascita è un fatto inevitabile nella vita dell’essere umano.
Il processo consiste in una sequenza graduale di eventi ed esperienze che, come in una gestazione, consentono la crescita dell’anima anche attraverso il dolore e la sofferenza e la nascita del Cristo bambino.
Questo permette all’essenza dell’uomo di manifestarsi dando inizio alla vita del discepolo e iniziato, che passa per tutte le tappe della vita atte a fargli conoscere tutte le leggi del regno spirituale.
Come l’uomo cresce fisicamente e moralmente nel quotidiano, così di pari passo cresce e matura nei livelli più sottili, nella sua vita interiore.
I due aspetti umano e divino procedono assieme e assieme si manifestano. E non si tratta solo di crescere come uomini buoni.
Il processo che rende l’uomo un iniziato è un carattere moralmente sano e sincero unito ad una profonda comprensione mentale.
La nuova nascita, comporta la consapevolezza del tragitto percorso, delle tappe raggiunte e delle esperienze vissute.
La memoria emozionale maturata attraverso tutte le traversie della crescita fisica e morale, regala consapevolezza e comprensione e accettazione degli eventi e attiva un senso profondo di affidamento alla vita, pur nell’utilizzo della propria guida interiore e della autonomia che nasce dalla coscienza della propria potenzialità e della propria Maestria.
Il Battesimo
Quando Gesù si presenta al Giordano da Giovanni il Battista, aveva 30 anni (cioè 10 il numero perfetto per 3 livelli).
Simbolicamente e numericamente, i suoi 30 anni, rappresentano il perfezionamento dei tre aspetti della personalità: il corpo fisico, la natura emotiva e la mente.
Quando questi tre elementi della natura inferiore dell’uomo sono armonici tra loro, e funzionano al servizio dell’uomo interiore, ne scaturisce una personalità integra ed efficiente anche nel Sé inferiore.
Attraverso l’equilibrio di questi tre aspetti, l’uomo entra in relazione con l’universo esistente e tangibile ma vi trova e scopre il divino.
Il corpo fisico consente il contatto con il mondo tangibile, la natura emotiva e sensibile ci permette di elevarci scoprendo attraverso il sentimento, la strada sino al Cuore del divino.
Quando attraverso il giusto e opportuno uso del corpo e del cuore si arriva ad una giusta comprensione, anche la mente si indirizza ad una visione più ampia fino ad entrare in rapporto con la mente Universale ed è attraverso la mente illuminata dell’uomo che viene rivelata la Mente della Divinità.
Quindi il battesimo nel Giordano rappresenta la purificazione degli aspetti del Sé inferiore al fine di consentire l’accesso al principio fondamentale dell’Universo: il principio di Amore.
Col battesimo e il superamento delle tentazioni che ne seguono, si dimostra la propria maturità e la capacità di essere nel mondo dando dimostrazione del processo di unificazione in corso per riunire il Sé Superiore al Sé Inferiore, per costruire “un unico uomo nuovo”.
La purificazione ha molti gradi. Può essere purezza fisica e morale, oppure purezza di cuore che rende l’uomo un canale per l’afflusso della forza spirituale, o purezza psichica o mentale.
“Purezza” deriva dal Sanscrito “Pur” che significa libertà da ogni legame, dalla limitazione e dall’imprigionamento dello spirito dalle catene della materia.
Quindi non può esistere perfezione senza purificazione. Anche in questo momento storico è in atto una grande purificazione che porterà all’eliminazione dei falsi ideali.
Il battesimo con l’acqua rappresenta la purificazione da tutte le emozioni, da tutti i sentimenti, da tutti i desideri e precede il battesimo col fuoco, cioè la purificazione della mente e della natura mentale dell’uomo attraverso il battesimo dello Spirito Santo.
Il primo passo verso il divino si compie per mezzo della nascita, il secondo mediante il battesimo della purificazione.
Quindi il bambino cristico interiore viene alla luce e cresce e matura e manifesta la sua purezza al momento del battesimo. Ma si mostra nella pienezza della sua maturità nella trasfigurazione.
La Trasfigurazione
La trasfigurazione è la rivelazione della natura di Dio mediante una personalità trasfigurata.
È una esperienza che avviene in cima ad una montagna, cioè quando il percorso fatto porta alla visibilità di livelli superiori e l’uomo si fa conscio dell’esistenza di valori più alti.
La nascita avviene in una grotta, nell’interno dell’uomo che prende consapevolezza dell’esistenza del principio divino in Sé.
La trasfigurazione è la manifestazione dell’avvenuta integrazione del Sé Superiore e di quello inferiore.
È la risoluzione del conflitto che nasce nell’uomo che vive la dualità come realtà. Quindi l’obiettivo dell’uomo è risolvere le dualità esistenti in lui, per sostituirle con l’unità, quindi con “l’uomo nuovo che di due fa Uno”.
Viene quasi spontaneo chiedersi: quando è che l’uomo ha la possibilità di trascendere l’umano e di diventare divino?
Possiamo dire che ciò accade nel momento in cui egli ha trasceso la natura fisica ed emotiva, ha imparato a controllare il proprio pensiero e lo utilizza per creare o meglio per co-creare per il beneficio ed il benessere di molti.
Nella crescita di ogni essere umano è inevitabile raggiungere un punto di sintesi tra natura fisica, emotiva e mentale.
È proprio allora che l’uomo assume una personalità.
È nel momento in cui pensa, decide e dispone che assume il controllo della sua vita e la sua attività influenza il mondo a lui circostante. Infatti è la “personalità” ciò che lo solleva e distingue dalla massa.
La sua determinazione a guidare la vita con la mente e non con l’emozione ha origine dal pensiero autonomo e dall’equilibrio interiore.
È la coerenza tra pensiero, parola ed azione che lo pone in forma cosciente al centro della propria vita e con la sua esperienza può aiutare altri esseri umani a divenire “personalità” e influenzando altre menti innescare un processo di trasformazione delle masse.
Ciò che controlla la “personalità” è pur sempre l’uomo spirituale interiore o Sé Superiore che possiamo definire come “individualità”.
L’equilibrio è la relazione tra “personalità” (o sé personale) è individualità” (essenza spirituale) che permette l’incontro di ciò che è finito con ciò che è infinito.
La trasfigurazione è quindi la manifestazione di una profonda unione tra Sé Divino e Sé Umano.
Colui che ha compiuto in sé questa unità, non è più asservito al pensiero collettivo o di massa ma agisce secondo il suo pensiero e non può essere ingannato o raggirato perché progredisce da una espansione di coscienza ad un’altra (da una Soglia ad un’altra Soglia), divenendo coscientemente integro e nel tutto integrato.
La trasfigurazione ha in sé ulteriori prove, così come al battesimo ne consegue la tentazione nel deserto che mette alla prova l’Ego.
Gesù si trova ad affrontare l’ingresso trionfante nella città Santa, dove deve dimostrare la capacità di resistere al successo mondano, senza farsi sedurre dal successo materiale e dal l’acclamazione del popolo che lo vuole Re dei Giudei.
Il successo comporta la possibilità di credere di avere conseguito, apparentemente, dei risultati sulla terra dimenticando il supporto determinato dal contatto con il divino. Non è facile affrontare con equilibrio la notorietà e la considerazione pubblica.
Ma proprio per aver mantenuto integro il suo rapporto col divino, egli sa di dover morire.
Quindi non si trova solo ad avere la forza di non farsi travolgere dal successo, ma anche ad avere la forza di affrontare una situazione negativa e di sofferenza con lo stesso medesimo equilibrio e distacco.
Questo è possibile leggendo in entrambe le situazioni solo delle opportunità per l’espressione divina del suo Sé purificato e trasfigurato. Ma il massimo dell’iniziazione a cui si può aspirare come esseri umani è quella della esperienza della Crocifissione.
La Crocifissione
Va da sé che Gesù realizza con la crocifissione non solo un’apertura a livello individuale, ma una apertura a livello cosmico.
Quindi non muore per una realizzazione di tipo personale e per mostrare una via ad ogni uomo che vuole ascendere, ma muore perché attraverso la sua stessa morte ed il servizio reso, lui fa risuonare una nuova nota, un “la” che inaugurò una nuova era mostrando agli uomini come vivere la propria divinità.
La Crocifissione e la Croce, sono antiche quanto l’umanità e simboleggiano l’eterno sacrificio del Divino che si immerge nell’aspetto/forma della natura (divenendo al tempo stesso immanente e trascendente, come in cielo è in terra).
Quindi prima di tutto va rivisitata la crocifissione quale evento cosmico, ove il Cristo è la divinità crocifissa nello spazio, il sacrificio dello spirito sulla croce della materia, della forma affinché ogni forma divina, inclusa quella umana, potessero vivere.
Come ben sappiamo la Croce è un simbolo antico con molti significati, ma l’obiettivo è quello di trasformare l’uomo morto sulla croce in una immagine dell’Uomo Celeste vivente con le braccia distese nello spazio.
Quindi Gesù ha simboleggiato il Cristo cosmico immolato sulla croce della materia, a ricordare la spiritualizzazione della materia, l’assunzione della materia in cielo e la liberazione del divino.
Lui lo fa per sacrificio e per evidenziare la via di questa morte fisica che porta al culmine del processo evolutivo ma soprattutto alla resurrezione.
Quest’ultima simboleggia la formazione e la discesa sulla terra di un nuovo regno in cui gli uomini e tutte le forme saranno liberati dalla morte quindi il mondo ove l’uomo è liberato dalla croce. (perché non è più sulla croce ma è la croce).
Ci sono passaggi fondamentali nell’evento della crocifissione che rendono palese la sua comprensione dell’evento e anche la sua accettazione e la sua capacità di affidamento.
Attraverso certe frasi espresse durante l’agonia, Lui trasmette tutto il travaglio interiore dell’uomo che trasforma sé stesso nella consapevolezza e nell’equilibrio.
Su quella croce avviene la prima grande invocazione quando attraverso le parole: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” rende evidente che l’uomo è figlio di Dio (Padre…) e che quando è nell’ignoranza (ignora) produce anche cattive azioni che però non lo rendono colpevole e quindi nemmeno passibile di punizione.
Possiamo quasi considerare ignoranza e peccato come sinonimi, ma il peccato è riconosciuto come tale solo da coloro che sanno e che quindi non sono “ignoranti”.
Ne possiamo inoltre dedurre che ove c’è ignoranza non c’è peccato. Così con queste parole Gesù mostrò al mondo la divinità dell’uomo ma anche la sua autorità presso Dio di invocare e concedere, di più, di ottenere quel perdono che è poi l’essenza stessa della vita.
Quindi il perdono come gesto d’Amore ma anche di Giustizia, quando si siano compresi chiaramente i fatti.
Questo è evidenziato dalla frase: “oggi sarai con me in paradiso” detta al ladrone sulla Croce.
Il significato di queste parole sono il giusto compenso a chi, non solo riconosce di avere peccato e la giustezza della sua condanna, ma riconosce la divinità del Cristo ed il suo ruolo per la fondazione del regno (ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno).
Qui c’è tutta la consapevolezza di se stesso quale figlio di Dio ma anche tutta la consapevolezza del suo Potere.
Possiamo dire che queste frasi sono Parole di Potere scaturite dalla sofferenza che porta anche alla beatitudine: In quanto su quella croce Egli conobbe in sé la familiarità con il dolore ma anche la gioia e l’amore.
Un altro episodio non molto compreso è legato all’evento dove Gesù si rivolge a sua madre con “donna ecco tuo figlio” e all’apostolo Giovanni con “ecco tua madre”.
Possiamo scorgere qui Maria come l’aspetto materiale della natura che cresce e nutre il figlio e nel discepolo prediletto la natura della personalità umana che sta raggiungendo la perfezione.
Gesù è il punto di unione e collegamento tra due realtà, la Madre materia che partorisce la forma (il figlio) e l’esistenza di una personalità sviluppata (Giovanni) che ha in uno stato latente in sé il bambino, il figlio.
Gesù è il punto di unione tra materia e spirito, tra la madre ed il padre: tra l’aspetto femminile e quello maschile, che nell’unione producono il figlio.
Un’altra frase ci riporta ad uno di momenti, forse il più intimo, in cui avvenne la trasformazione, quello meno apparente ma certamente quello più profondo: “si fece un gran buio sulla terra” (x tre ore).
È questo lo spazio più pregno di significato, queste tre ore di buio, che rappresentano uno “stato di sospensione” dell’uomo che è lì, issato sulla croce.
Gesù, l’uomo nel suo aspetto materiale, che ha preso consapevolezza della sua natura divina a tal punto da pronunciare Parole di Potere quali “perdona loro” o “sarai Con me in paradiso”, che vive però la sua umanità al culmine della sofferenza fisica, che per tre ore lotta nelle tenebre, per fondere insieme Anima e Spirito, così come con la trasfigurazione sapeva aver fuso Anima e Corpo.
È proprio in quel buio che deve scomparire anche la consapevolezza di Essere figlio di Dio, attraverso la perdita di ogni contatto.
Può realizzare l’uomo nuovo solo attraverso la perdita del “sentire”perché è il sentire che lo tiene connesso al divino e lo fa sentire protetto e accudito.
Superando anche quel sentimento che lo fa percepire in affidamento, dove confrontarsi solo con sé stesso, senza alcun riconoscimento esterno della sua divinità, ma rimanendo centrato è sicuro del suo essere divino.
Così pare a tutti abbandonato, dagli uomini e da Dio, ma al momento dell’abbandono più profondo, nella solitudine comunque si affida a se stesso.
Ha compiuto tutto il percorso del sacrificio della natura inferiore superando il piano fisico, emotivo e mentale e si trova per tre ore (simboliche) nel silenzio e nelle tenebre sacrifica la coscienza della sua divinità e trova l’accesso diretto nel Cuore di Dio, solo dopo aver subito l’esperienza di una rinuncia totale a tutto ciò che costituiva il suo vero Essere (e sia!) … (“Dio mio Dio mio, perché mi hai abbandonato”).
E concludiamo con la frase “ho sete”.
Questa frase esprime tutto il moto interiore che lo ha animato, dopo aver raggiunto l’espansione della coscienza di essere figlio di Dio, per indirizzarsi verso gli altri.
Con questa frase esprime la sua volontà di non accontentarsi di aver raggiunto il successo che gli ha dato la libertà dal giogo della natura inferiore, ma il suo desiderio di riorientarsi immediatamente verso il mondo degli uomini.
È questa la “sete” di divino di coloro che non si accontentano.
Ancora una frase, ancora una Parola di Potere, esce da quelle tenebre che avvolgono Gesù morente.
“Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito”. Su quella croce la sua prima e la sua ultima frase cominciano con l’invocazione “Padre!”, perché sempre siamo figli di Dio.
Ci siamo soffermati molto sulla Crocifissione perché è il preludio alla Resurrezione e anche perché entrare nel processo della Resurrezione e Ascensione non è così facile, perché non è ben documentata e nemmeno lo abbiamo sperimentato.
La Resurrezione
Non conosciamo realmente la dinamica che ha portato Gesù a risorgere e nemmeno attraverso quale processo ciò sia avvenuto, ma sappiamo dalle testimonianze che è accaduto.
Possiamo dire che Lui fu l’unico iniziato che si sottopose a tutte le iniziazioni in pubblico, dando dimostrazione all’umanità della divinità accentrata in una unica persona, affinché tutti possano vedere.
Affinché l’immortalità possa prendere il posto della mortalità. La conoscenza e la consapevolezza di sé stessi conduce alla conoscenza di Dio in noi e nel tutto.
Per fare il primo passo viene chiesta l’obbedienza o l’obbedire, cioè la disciplina che consente l’accoglienza delle informazioni attraverso gli eventi: è il moto di accondiscendenza che è espressione di amore, è rendersi utili agli altri e a sé stessi o a che sia fatta la volontà del Creato.
Non ci stancheremo mai di dirlo, che è attraverso le esperienze del quotidiano che inizia e si affronta l’evoluzione individuale.
Quindi l’uomo deve liberarsi coscientemente di ogni oggetto di desiderio ed essere un tutto unificato, distaccato e libero da tutti i veli e da tutte le forme.
È necessario raggiungere quello stato di coscienza che rende l’uomo spirituale, e libero da vincoli e limiti del corpo fisico, perché possa procedere libero, splendente e diffondere luce su tutto ciò che lo circonda.
Questo accade solo quando l’uomo non è più condizionato dai suoi pensieri, quando non è più soggiogato dalle sue emozioni e attraverso l’equilibrio degli opposti raggiunge la liberazione dagli umori, dai desideri e da tutte le reazioni emotive che caratterizzano la vita dell’uomo comune ed è giunto così in un suo luogo di “pace”!
Abbiamo già parlato più volte di come si possa ipotizzare la trasformazione cellulare che avviene durante il processo di resurrezione, ma in questo contesto non è molto importante capire il fenomeno fisico e le sue modalità attuative.
Dobbiamo inquadrare il significato profondo della resurrezione nella evoluzione del genere umano.
Oltre i casi particolari, come i 144.000, la moltitudine delle genti dovrà lavare le proprie vesti, cioè dovrà purificare i propri corpi, la propria materia che compone sia il corpo fisico che l’anima, nel sangue dell’agnello, cioè risorgendo, attraverso la grande tribolazione.
Questo significa che la resurrezione è il passaggio fondamentale e culminante di tutta l’evoluzione, ma questo non significa che sarà l’ultimo, semplicemente vuol dire che è l’ultimo di questo ciclo.
Ognuno di noi deve fare “di due un uomo nuovo” e riconciliarli tra loro, perché “essere” è unità e sintesi.
E questo deve essere fatto in un nuovo ambiente, i nuovi cieli e le nuove terre. Inoltre tutto questo può avvenire solo nella consapevolezza della nostra natura divina.
La Resurrezione per un’epoca di pace
La resurrezione diviene lo strumento indispensabile per riunificare in un nuovo corpo, quella candida veste che molti di noi hanno spesso sognato di indossare e che invece deve essere la nostra stessa pelle rigenerata a nuova vita, tutte le nostre realtà compatibili con una quarta dimensione.
La resurrezione apre una porta in fronte a noi, e contemporaneamente ne chiude una dietro noi.
La porta che si apre è quella verso un’epoca di pace, di serenità e di giustizia, che durerà per molto tempo, anche se non per sempre.
La porta che si chiude dietro noi è quella della dualità, dell’apparenza, della materia che inganna, del mancato equilibrio tra mente e cuore.
Gesù dopo la resurrezione ha continuato un suo percorso, che l’ha portato a restare qui per circa un anno a spiegare ai discepoli il suo operato, e poi ad ascendere, per raggiungere e unificarsi con il Cristo, alla destra del Padre.
Senza entrare nelle motivazioni teologiche che giustificano la necessità di questo passaggio, possiamo accennare che tutto questo è legato ai 144.000 e alla promessa fatta all’inizio dei tempi dal Figlio al Padre, che è quella di riportare a Lui tutti coloro che gli erano affidati.
Ricordiamo alcune sue affermazioni: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi” e più oltre “Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te.
Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”
A questo punto Gesù Cristo è salito al Padre, mentre noi resteremo sulla Terra, anche se con nuovi cieli e nuove terre.
Per noi la resurrezione risulta essere l’ultima tappa di questo pezzo di percorso.
Non avremo bisogno di ascendere, perché saremo già uno con il Padre, molto di più di quanto Gesù riuscì ad esserlo, perché sopra le nuove terre e sotto i nuovi cieli ci saranno nuovi uomini, quell’uomo nuovo “uno” con il tutto.