Riflessioni sulle regressioni

Per regressione s’intende la capacità di tornare a rivedere o rivivere una situazione del passato. In generale questo passato può essere collocato in qualsiasi punto dello spazio – tempo, quindi è per noi indifferente ritornare indietro di qualche anno o qualche migliaio di anni. Come si può intuire, rivedere o rivivere non è la stessa cosa, e questa differenza emergerà meglio quando analizzeremo i diversi tipi di regressione. La regressione viene utilizzata per vari scopi; il principale è quello di poter rimuovere dei blocchi che si sono instaurati in noi a causa di situazioni del passato, ma nei libri sono riportati anche casi di regressione per investigare eventi storici, o regressioni per vedere eventi di persone ora defunte, o regressioni per curare malattie, e così via.


La regressione ipnotica
Per regressione ipnotica s’intende una tecnica che utilizza l’ipnotismo per portare la persona ad uno stato di “calma” artificiale, attraverso il quale è possibile rivisitare eventi del passato. In questo caso chi ipnotizza è un “assistente”, mentre chi viene ipnotizzato è il soggetto interessato ai risultati dell’esperimento, che d’ora in poi chiameremo semplicemente “soggetto”. In stato ipnotico il soggetto viaggia nel tempo, magari pilotato dall’assistente, e racconta quello che vede, che viene annotato. A causa dello stato artificiale in cui si trova, non si può dire che il soggetto riviva, ma semplicemente rivede, anche se può provare emozioni, che però svaniranno con il cessare dello stato ipnotico. Inoltre l’assistente non è in grado di comprendere a pieno ciò che succede, anche se molti assistenti dicono il contrario, influenzati dalla loro superbia, e questo è un pericolo grave.

Pilotare una persona a vedere eventi che la sua parte razionale magari non è in grado di sopportare può portare anche alla pazzia. Lo scopo di questo tipo di regressione dovrebbe essere la guarigione, ma è accettabile anche una presa di coscienza che lascia inalterate le cose pur aprendo nuove strade potenziali, ma il rischio di peggiorare le situazioni è inammissibile. Ecco perché restiamo sempre contrari a questa tecnica, che consideriamo invasiva, rischiosa e non rispettosa del “soggetto” in quanto persona. Inoltre il rivedere di solito da scarsi risultati, perché è proprio il rivivere coscientemente le emozioni che scatena certi meccanismi di comunicazione tra la nostra parte irrazionale e quella razionale. Quindi la regressione ipnotica, anche quando fatta bene, è comunque una tecnica a bassa efficacia e poco efficiente.

La regressione medianica
In letteratura vengono riportati alcuni casi di “medium” che riuscivano a muoversi nel tempo grazie a delle regressioni in stato di “trance”. In alcuni casi, per raggiungere questo stato, era necessaria la presenza di una specie di “catalizzatore”, normalmente un ragazzo. Questa è la regressione che spesso è stata utilizzata per rivedere parti di vite passate di persone ora non più incarnate. Con tutto il rispetto per chi ha fatto questo, visto che ci sono anche nomi di personaggi illustri, sembra quasi uno spiare dal buco della serratura. Anche se sempre questo veniva fatto su richiesta dei parenti del defunto, nella visione di una vita continua, che oscilla tra due stati, quello incarnato e quello disincarnato, dove nascita e morte non sono discontinuità ma solo eventi di passaggio di stato, in questa visione andare a spiare ciò che è successo è comunque una mancanza di rispetto verso quello che solo nella nostra immaginazione è un defunto, ma nella realtà è una persona viva e vegeta. In ogni caso questo tipo di regressione non è utile ai processi di guarigione.

La regressione cosciente
La regressione cosciente è difficile da spiegare proprio perché è estremamente semplice, talmente semplice da sembrare impossibile. La regressione cosciente viene fatta dal soggetto in presenza di un assistente senza però utilizzare alcuna tecnica. Entrambi sono in uno stato normale, in dialogo verbale che però può essere interrotto in qualsiasi momento. È possibile fermarsi, bere un cafè o un bicchier d’acqua, e poi riprendere il “viaggio”. Sembrerebbe quasi che il soggetto potrebbe arrivare in questa situazione da solo, senza aiuto, e questo è vero, ma dopo essersi sbloccati.

Generalmente all’inizio è fondamentale il ruolo dell’assistente, che di fatto determina la possibilità di muoversi liberamente nel tempo. Questa possibilità si apre quando l’assistente è capace di annullarsi totalmente nel soggetto. Questo significa che l’assistente diventa “uno” con il soggetto, e vede e vive e percepisce tutto, senza però poter emettere alcun giudizio, proprio grazie al suo particolare stato. In questa situazione l’assistente, che normalmente ha più esperienza di viaggi, può pilotare le tappe del viaggio, portando il soggetto in certi punti dello spazio – tempo, e può vigilare sul fatto che il soggetto non si “nasconda” le sensazioni che sta provando. L’assistente non deve mai dire al soggetto quello che vede, perché è il soggetto stesso che vedrà ciò che può sopportare. Per contro, se non è giusto dire ciò che si vede, è però giusto smascherare le menzogne, quindi se il soggetto si sta mentendo, l’assistente deve intervenire, semplicemente dicendo: “Questo non è vero”.

In questo modo il soggetto rivive momenti delle sue vite passate che sono rimasti scolpiti nella sua memoria. Proprio riprovare le emozioni già provate in un’altra epoca, che può essere anche migliaia di anni fa, permette al soggetto di mettere in relazione la parte razionale con quella irrazionale. A questo punto è compito dell’assistente presentare un’interpretazione diversa degli avvenimenti, che avvii il processo di guarigione. Normalmente non è ciò che abbiamo fatto che ci ha bloccato o creato dei problemi che non riusciamo a sormontare. Normalmente è l’interpretazione degli eventi che ha creato dei blocchi.

Un’errata interpretazione, vecchia magari di mille anni, è la fonte dei maggiori guai di oggi, incluso spesso gravi malattie. D’altra parte mille anni significano, mediamente, 5 o 6 incarnazioni, quindi anche un arco di tempo che ci appare come lungo in realtà è troppo breve per aver risolto problemi che si sono radicati. La regressione cosciente è quindi un modo molto potente per avviare il processo di guarigione, e questo senza correre alcun rischio, proprio perché il soggetto vedrà oggi solo quello che la sua mente oggi può sopportare. Per contro è inizialmente molto difficile da realizzare, proprio perché questa regressione non utilizza alcuna tecnica, né può essere appresa da alcun testo o trasmessa in alcun modo.

Questa regressione si basa tutta sulla capacità di annullarsi da parte dell’assistente, e di diventare uno con il soggetto. E questo è un dono che può essere sviluppato e coltivato, ma non può essere trasmesso o generato artificialmente.